E’ “Amazing” lo Spiderman di Mark Webb

Il film riprende la storia dell'uomo ragno, quella più vicina al personaggio creato da Stan Lee, con un Peter Parker super-eroe ludico e sicuro di sè.

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Il film scelto questa settimana da quiBrescia.it per la recensione è The Amazing Spiderman di Mark Webb, voto: **  e mezzo

di Daniel Gallizioli

Affidato  a sette anni dal padre e la madre agli  zii May e Ben (Sally Field e Martin Sheen), Peter Parker (Andrew Garfield) è un ragazzo emotivo ma ribelle, maturo e diligente a scuola e meno emarginato di quanto sembri e, anzi, a tratti presuntuoso e molto sicuro di sé.
Perseguitato costantemente  da ricordi e flashback del passato legati al suo prematuro distacco dai genitori, che una notte decisero di fuggire in fretta e furia per oscuri motivi dalla città, la vita di Peter cambierà quando, ripulendo lo scantinato della casa degli zii, troverà la ventiquattrore del padre, contenente documentazioni segretissime sui suoi studi scientifici di biogenetica di cui all’ epoca si occupava.
Questa inaspettata scoperta porterà Peter a cercare la verità sulla morte del padre e sulla sua fuga, riuscendo così ad introfularsi alla  Oscorp Tower , nel laboratorio del dottor Curt Connors (Rhys Ifans), lo scienziato che elaborò le teorie di biogenetica insieme al padre, e ad osservare da vicino gli studi sui rettili dove verrà morso da un ragno velenoso.
Questo morso, fin da subito, gli provocherà strane sensazioni e scompensi fisici,  accompagnati da una forza disumana che all’ inizio non riuscirà a controllare e da un’ agilità sorprendente. Il giovane, dopo la morte dello zio per mano di un malvivente che non riuscirà mai a trovare, deciderà di sfruttare i propri poteri al servizio della città, diventando l’ Uomo ragno, paladino della giustizia. Nel frattempo, il dottor Connors, aiutato dagli appunti scoperti da Peter, appartenenti al padre, riuscirà a trovare l’ algoritmo di stabilità per il siero di mutazione che frettolosamente sperimenterà su se stesso, tramutandosi in un potentissimo e aggressivo lucertolone. La trasformazione porterà il dottore alla pura follia e, ritiratosi nelle fogne, svilupperà il suo progetto su larga scala, cercando di contaminare l’ intera città di New York.
Si innescherà, a questo punto, una lotta senza esclusione di colpi tra il giovane uomo ragno e il terribile uomo lucertola, lo spaventoso  Lizard.
Una pellicola duplice quella di Marc Webb, che per un’ interà metà si concentra sulla vita di un ordinario teen-ager brillante e affascinante, quasi snob nei modi di fare, non più il Peter Parker sottomesso ed emarginato, ma ribelle ed emancipato. Un racconto senza sbalzi né spettacolo, per cui il 3D non serve e che gioca sui rapporti tra il protagonista e gli zii, i compagni di scuola e i ricordi del passato che non abbandonano mai la sua memoria.
Tendenza che si stravolge dopo il morso del ragno che, oltre a dare un’ altra energia al protagonista, regala al film una sterzata fondamentale, regalandogli slancio, dinamicità e  una grande spettacolarità che viene esaltata dal 3D (che in questo caso impreziosisce molte riprese e non si rivela  superfluo, come spesso capita in adattamenti del genere).
La sceneggiatura è classica e segue la linea dei film su supereroi, ma si dimostra  divertente e dinamica, non stancando mai e riuscendo ad intrattenere e affascinare lo spettatore.
I dialoghi di Peter con la giovane Gwen (Emma Stone), di cui si invaghisce, sono molto banali,  infantili e non aiutano il double plot sentimentale del super-eroe ma la suspanse e gli effetti speciali sono curati benissimo e aiutano molto l’ intera pellicola.  Inquadrature in soggettiva ( in “visione attraverso”) di spider-man mentre salta da un grattacielo all’ altro denotano un’ inaspettata brillantezza tecnica e costante dialogo con il Cinema e la sua Storia, attenzione confermata dal  poster nella camera di Peter de “La finestra sul cortile” di Hitchcock che mostra un citazionismo Hitchcockiano sia tecnico che affettivo da parte del regista. Particolare brillante ed  inaspettato che innegabilmente impreziosisce l’ intero film.
La storia originale, di cui eravamo già soddisfatti con la trilogia di Raimi, viene stravolta e modificata e va a parare sull’ immaginazione, sulla fantasia e ci riesce, senza mai sembrare forzata o irregolare. Piuttosto ci si concentra sull’ uomo-ragno, sul Peter Parker mascherato, un super-eroe ludico che si diverte, che scherza e prende in giro il suo nemico come risulta essere nel personaggio originale di Stan Lee e che non possiede delle ragnatele naturali ma se le costruisce in camera sua con il biocavo della Oscorp.
Quindi un soggetto che da mascherato è forse il più vicino di tutti gli altri Spider-man  a quello originale. E’ inoltre il primo film in cui c’è la presenza di   Lizard, che mai si era visto nei capitoli precedenti. Il cast inoltre è di ottimo livello, infatti oltre a un buon Garfield che è credibile nel ruolo del protagonista, c’è anche la presenza di un buon Martin Sheen  e un enorme Rhys Ifans che sta dimostrando di essere uno dei migliori attori nel panorama americano attuale.
Una pellicola di buon livello, che nasconde anche grande qualità formale, ma forse  troppo irregolare nel suo andamento per essere senza dubbio il miglior Spider-Man di sempre.

 

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