La vita di Bob Marley, dentro e fuori dal palco

Cinema. L’icona del reggae in un un’opera ricercata e ordinata, fatta di parole e immagini ma anche di scenografie e ambientazioni affascinanti.

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di Daniel Gallizioli
“Marley” di Kevin Macdonald, (USA/Gran Bretagna-2012). Robert Nesta Marley, l’icona della musica reggae Bob Marley, raccontato e descritto in un film-documentario a partire dalla poverissima nascita a Nine Mile fino alla tragica e prematura  morte a Miami nel 1981, a 36 anni a causa di un cancro letale.
Nel mezzo l’infanzia in campagna, la gioventù nella baraccopoli di Kingston, il primo gruppo (The Wailers), l’unico matrimonio, l’incontro con il rastafarianesimo (religione fondata sulla credenza che l’imperatore etiope Hailé Selassié I fosse la reincarnazione di Gesù), l’ambizione sfrenata, il vero successo (concerto al Lyceum, Londra, 1975), gli strani eccessi (11 figli da 7 donne diverse tra cui una Miss Mondo cui proibiva di truccarsi) e  la musica (il vero traino della pellicola)  al servizio della pace nella sua Giamaica fino  alla sofferenza e la malattia combattuta inutilmente in una clinica in Germania. Il tutto descritto e articolato dalla mano ferma di Kevin Macdonald  (già premio Oscar nel 2000 per il miglior documentario con “Un giorno a Settembre”) che realizza un docu-film  articolato e ampio che va oltre i centoquaranta minuti.
Una vita, quella di Marley, ripercorsa insieme ad amici, conoscenti , famigliari, amanti, figli, con interviste serrate che si alternano e fra di loro comunicano e si incalzano, dando vita a un profilo personale complesso  e completo ma che risente in più punti di una tendenza apologistica del soggetto, sia per andamento documentaristico che per informazioni e aneddoti che emergono dalle interviste originali sempre accompagnate dalla traduzione  sottotitolata che, onestamente, spesso stanca e annoia ma che si rivela essere una scelta azzeccata per impatto scenico e di genere.
L’ opera si mostra comunque molto ricca: colma di immagini di repertorio, filmati e interviste allo stesso Marley, aneddoti e riprese curate e puntuali e che mostrano un gran lavoro profilmico e organizzativo.  Un documentario cronologico ordinato che cerca di creare un quadro il più possibile coerente e attendibile  sulla figura di Bob Marley, facendone emergere anche alcune contraddizioni e intimità sconosciute, accompagnate anche da sentimenti e sensazioni legate alla profonda emotività dello stesso artista, grazie agli interventi  di uomini e donne che erano sempre con lui e lo accompagnavano in ogni suo passo, come la moglie Rita che, malgrado i tradimenti, era sempre con lui.
Tutte queste caratteristiche arricchiscono un’opera ricercata e ordinata, fatta di parole e immagini ma anche di scenografie e ambientazioni affascinanti. Una pellicola che a fatica si può definire epica e illuminante (come esibisce la locandine) ma  affascinante e regolare, che aiuta a conoscere ancora meglio una stella assoluta della musica reggae, e spinge lo spettatore  ad avvicinarsi all’arte di quest’uomo, alle sue ispirazioni, alle sue idee, alla sua rivoluzionaria e affascinante carriera, alle sue sofferenze, alla sua esaltante e straordinaria esistenza.
Buona  affermazione  al botteghino, quindi un discreto successo di pubblico non sempre accompagnato da un’ottima critica che si mostra comunque sempre piuttosto rispettosa del lavoro del regista scozzese Macdonald, che sta dando un grande contributo al genere del documentario purtroppo poco conosciuto e apprezzato al Cinema e dal grande pubblico.

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