Villa Carcina, dalla Rsd può tornare a casa dai genitori dopo cinque mesi

Venerdì il 41enne Gianluca è potuto tornare a casa. Non aveva contatti con i genitori da 150 giorni.

(red.) Tanta emozione. E’ quella che lo scorso venerdì pomeriggio 24 luglio hanno provato Anna Soldati e il marito Luciano Binosi nel momento in cui si sono presentati al centro diurno “Firmo Tomaso” di Villa Carcina, in Valtrompia, nel bresciano, sentendosi dire che potevano riportare a casa per qualche giorno il figlio 41enne Gianluca. Un’azione emozionante, appunto, considerando che i genitori, a causa dell’emergenza sanitaria da coronavirus, da 150 giorni non potevano vedere il figlio e ultimamente solo da dietro un vetro o dal balcone.

Proprio il 41enne, affetto da una grave disabilità, era abituato a tornare a casa nei fine settimana e nel momento in cui, per cinque mesi, non poteva più tornare alla propria abitazione, il suo stato di salute mentale rischiava di peggiorare. Ma proprio venerdì i genitori, dopo aver firmato un accordo di responsabilità, hanno potuto riportare il figlio a casa, con la precauzione che lui non abbia alcun contatto con altre persone.

Nel frattempo, sul fronte delle residenze sanitarie per anziani e centro diurni, sono saliti a oltre 600 i cittadini che hanno aderito alla lettera di “Connettere Salute” inviata al governatore lombardo Attilio Fontana e all’assessore regionale al Welfare Giulio Gallera per chiedere di rivedere l’ultima delibera dedicata agli accessi nelle strutture.

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