Bagolino, “appalti pilotati”: ex vicesindaco patteggia 2 anni

Giorgio Pezzarossi era accusato di avere costruito un bando "ad hoc" per favorire l' Unione pescatori sportivi del Lago d’Idro di cui lui stesso era presidente uscente.

(red.) Ha patteggiato due anni (pena sospesa), l’ex vicesindaco di Bagolino (Brescia) Giorgio Pezzarossi, finito sul banco degli imputati per una vicenda legata ad appalti pubblici legati al servizio di pulizia sul lago d’Idro.

Pezzarossi era accusato di turbata libertà degli incanti, truffa e turbata libertà del procedimento di scelta (stralciata invece l’accusa di peculato), perché mentre rivestiva il ruolo pubblico di amministratore nel comune di Bagolino e quello di presidente (dimissionario, ma ancora in carica) dell’Unione pescatori sportivi del Lago d’Idro) aveva realizzato un bando “ad hoc” per affidare all’ente la gestione dei rifiuti, scorporando dal finanziamento stanziato dalla Provincia (che avrebbe imposto un bando pubblico), il servizio di pulizia dell’Eridio con il battello Nichessa.

Insieme all’ex numero due in Comune, altre sette persone risultavano indagate per la medesima vicenda e sono state rinviate a giudizio: il prossimo 3 marzo compariranno davanti ai giudici della Prima sezione penale del tribunale di Brescia: Danila Benini, responsabile dell’Ufficio tecnico del Comune valsabbino, l’ex sindaco Gianluca Dagani, l’ex assessore ai Lavori pubblici, Paolo Zangarini, il segretario comunale Augusto De Iulis, Marco Buccio, Francesca Melzani e Mauro Salvadori.  Non luogo a procedere per Michele Bordiga.

L’indagine della procura risale al settembre del 2019: l’attuale sindaco di Bagolino aveva denunciato con un esposto le presunte irregolarità nel bando da 1,54 milioni di euro per la raccolta differenziata domiciliare e il conferimento dei rifiuti presso i centri di raccolta. Oltre a ciò era finita sotto la lente della procura anche l’aggiudicazione, nell’aprile del 2017, all’Unione pescatori sportivi del lago d’Idro del servizio di pulizia delle acque superficiali del lago. Un appalto che sarebbe stato “costruito a tavolino” per avvantaggiare proprio la società di pescatori di cui Pezzarossi era stato presidente fino a poco tempo prima.

 

 

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