Iuschra Gazi, c’è la conferma: il cranio trovato è della ragazzina

Non ci sono dubbi per la Medicina legale del Civile: i resti sul teschio combaciano con i profili dei genitori.

(red.) Nella giornata di ieri, martedì 27 ottobre, si è ufficialmente chiuso nel dramma il caso della scomparsa di Iuschra Gazi, la 12enne bengalese affetta da autismo che il 12 luglio del 2018 si era allontanata dalla comitiva mentre partecipava a una gita organizzata dalla Fobap sull’altopiano di Cariadeghe a Serle, in Valsabbia, nel bresciano. Proprio ieri è arrivata la conferma che il cranio trovato da alcuni cacciatori lo scorso 4 ottobre nella zona tra Caino e Serle, ai piedi dello stesso promontorio, appartiene alla ragazzina. Lo ha sottolineato l’esame del perito tecnico che ha fatto analizzare i resti dai laboratori di Medicina legale dell’ospedale Civile di Brescia.

A quel punto è stato sufficiente confrontare una traccia estratta da un molare del teschio con i profili genetici dei due genitori per giungere alla conferma. Ieri i familiari della ragazzina sono stati convocati in procura a Brescia e sono stati i titolari dell’inchiesta, Antonio Bassolino e Donato Greco, a comunicare loro l’esito. Di conseguenza il caso, anche a livello giudiziario, è stato chiuso, anche perché sarebbero escluse nuove attività di sopralluogo per trovare nuovi resti nella zona. Quindi, i magistrati hanno dato il nulla osta per celebrare l’ultimo saluto alla 12enne. E il padre, che fin dalla scomparsa aveva seguito le ricerche e sperava che quel cranio emerso ai primi di ottobre non fosse della figlia, si è dovuto arrendere.

La sensazione, anche dal punto di vista di chi ha partecipato alle ricerche, è che la 12enne sia caduta in una delle cavità carsiche, mentre i temporali e anche gli animali avrebbero poi portato in superficie i resti. Non a caso gli stessi ricercatori sottolineano come quella zona fosse molto impervia e impossibile da raggiungere. Il caso, quindi, si è chiuso nella maniera più drammatica, anche se molti si aspettavano questo esito. Dal punto di vista giudiziario, il caso aveva anche portato una responsabile della Fobap a finire alla sbarra con l’accusa di omicidio colposo e patteggiando una pena a 8 mesi.

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