Temù, “Quel sentiero è accessibile a tutti? Non proprio”

Pubblichiamo l'esperienza di due lettori che hanno provato il percorso attrezzato di circa 4 chilometri ad anello nella val d'Avio che costeggia il fiume partendo dal parco giochi del bar La Casera.

Temù. Pubblichiamo l’intervento di un lettore e di una lettrice che hanno avuto modo di testare la cosiddetta “Strada Giusta”, realizzata dal comune di Temù nella Val D’Avio perché fosse accessibile a tutti e della quale quiBrescia.it ha parlato il 25 giugno scorso.

«Tutti: “L’intera quantità, l’intero numero, il pieno complesso, senza esclusione di alcuna parte o di alcuni elementi dell’insieme”».
«Oltre al Comune di Temù che ha inaugurato il percorso ho voluto rendere partecipe di questo nostro disagio alcuni tra i media che ne hanno dato ampio spazio ed organizzatori dell’evento. Googlando, se ne trovano altri. Ho esordito espressamente in questo mio scritto con la definizione di “tutti”, perché a questo punto mi viene il dubbio che sottoscritto e consorte entrambi in carrozzina dalla nascita, probabilmente non ne conoscono bene il significato».

«Qualche giorno fa ho letto la notizia in internet e giovedì 15 luglio abbiamo pensato di provare tale esperienza recandoci sul posto. Abbiamo subito incontrato una certa difficoltà con la rampa che dal ponte porta verso il bar La Casera, sicuramente ben oltre la pendenza dei canonici 8%, parametro che i tecnici comunali sono certo conosceranno bene. Mentre la prima rampa al ponte dall’ingresso è stata abbastanza abbordabile».

«Quando si dice accessibile a tutti, passatemi il termine, ritengo che il percorso sia “carrozzabile” senza se e senza ma. Immaginando che non ci siano delle condizioni per poter percorrere tale tracciato circolare di circa 4 km. Ho dovuto ricredermi. Abbiamo percorso forse un centinaio di metri ambo le sponde del fiume; prima dalla parte del bar La Casera, successivamente dall’altra parte, circa cento metri per sponda. Pendenza a parte, la ghiaia oppone un attrito non indifferente che non permette agevolmente di avanzare quando un percorso del genere dovrebbe essere puro piacere e non allenamento intensivo che si può fare senza spostarsi per centinaia di km da casa…».

«Non vi sembra di aver dato una eccessiva esposizione mediatica rapportata all’effettiva fattibilità del percorso? C’è per esempio chi chiama tale percorso “La Strada Giusta”, spiegatemi cos’ha di giusto? L’iniziativa è lodevole ma non concepita in questo modo! Non abbiamo pensato lontanamente che ci volesse un propulsore elettrico agganciato alla carrozzina, oppure un quod o il motore di una Kawasaki sotto il lato B per poterlo percorrere, ma semplicemente la forza delle nostre braccia e soprattutto come scrivevo prima, che la passaggiata fosse piacevole e non puro fitness per palestrati».

«Avete mai provato un propulsore elettrico agganciato ad una carrozzina? Prima di tutto bisogna possedere un propulsore elettrico, se si è una coppia con i medesimi problemi bisogna possederne due ed avere lo spazio in auto per trasportarli fuori casa. Questo per iniziare. Avendo provato tali propulsori (anche se il mercato ne offre di varie tipologie) a San Marino, quale banco di prova migliore, per esperienza possiamo dire che essendo il baricentro spostato tutto indietro sulle ruote posteriori il propulsore quando trova poca aderenza ed un po’ di salita inizia a slittare. Quelli che avevamo preso a noleggio a San Marino, ogni tanto slittavano sull’asfalto, credo che con tale ghiaia sarà difficoltoso effettuare tutto il percorso senza l’aiuto di qualcuno che dia una spinta all’occorrenza, noi non ci possiamo aiutare con i piedi…».

«Un sentiero così, per dire che è accessibile a tutti bisognava asfaltarlo o comunque pavimentarlo in qualche modo. Sicuramente la spesa sarebbe lievitata a livelli importanti ma l’appellativo “La strada giusta” era fuori da qualsiasi discussione. Inoltre, un sentiero accessibile che richiama visitatori, necessita di servizi igienici all’altezza delle problematiche in questione, attualmente lasciano desiderare… Dovrebbe essere indicato nel sito comunale o della Pro Loco possibilmente riportandone le coordinate GPS, insomma, avere maggiore visibilità».

«Concludendo, in gioventù visitai le catacombe di San Callisto a Roma, questo non significa che erano accessibili a tutti ma è stato grazie a due amici un po’ pazzerelli che insistettero per portarmici. Se si vuole realmente creare un percorso accessibile “a tutti”, in fase di progetto bisogna capirne la reale fruibilità e se non si è in grado di capirlo perché normodotati, c’è poco da fare. Attrezzarsi di carrozzina ad autospinta per provare il percorso futuro in modo da rendersene conto. Oppure farlo provare a chi la carrozzina è come se fosse parte integrante del proprio corpo».
Roberto Bortolotti, Mara Salera
Coniolo di Orzinuovi

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