Ghiacciai sempre più in sofferenza: Adamello destinato a scomparire?

Secondo i glaciologi ogni anno dalla cima bresciana spariscono 14 milioni di metri cubi d’acqua pari a 5600 piscine olimpioniche. Un destino comune alle vette italiane sotto i 3mila metri.

Brescia. Dopo la tragedia avvenuta sulla Marmolada, dove due cordate di escursionisti sono stati travolti da una valanga di ghiaccio, con un (attuale) bilancio di sette vittime e otto feriti, due dei quali in maniera grave e 13 dispersi, ci si interroga sulle condizioni di salute del ghiacciaio dell’Adamello.
Sebbene si tratti di conformazioni orografiche differenti (l’Adamello è il più esteso ghiacciaio pianeggiante, mentre quello della Marmolada è di ridotte dimensioni ed appoggiato sul versante), tuttavia condividono le conseguenze delle mutazioni climatiche ed il progressivo (ed inesorabile?) scioglimento.

Un fenomeno che riguarda tutte le cime italiane, legato all’aumento di temperatura sulle Alpi, con un indice di surriscaldamento doppio rispetto a quello medio globale. I ghiacciai sulle vette italiane, poi, sono più interessati dal fenomeno di riduzione rispetto a quelli sui versanti austriaci o svizzeri, perché maggiormente esposti al sole e ai flussi di aria calda.
Molti ghiacciai registrano riduzioni di due terzi o, in alcuni casi, anche di tre quarti del volume rispetto alla massima espansione di fine Ottocento.

I glacialogi temono che già entro il 2100 l’80% dei 903 ghiacciai italiani (Nuovo Catasto dei Ghiacciai italiani) sia condannato a sciogliersi anche perchè solo tre i ghiacciai italiani hanno con superficie superiore a 10 chilometri quadrati (10 milioni di metri quadrati): la Marmolada si ferma a 3,5 chilometri quadrati ed è in assoluto fra i ghiacciai più frequentati delle Alpi: non solo fa parte delle Dolomiti, ma presenta un’agevole via normale di salita.
Il più grande è quello dell’Adamello, tra Lombardia e Trentino, con i 16.4 chilometri,  Al secondo posto il ghiacciaio dei Forni (11.3 km) nell’Ortles-Cevedale poi quello del Miage (10.4) sul Monte Bianco.

Da qualche anno, sul ghiacciaio del Presena (Passo del Tonale, Brescia), vengono usati teloni per rallentare lo scioglimento di manto.
Tuttavia, L’Adamello, a motivo della sua posizione in bassa quota, si sta abbassando anche in superficie. Ogni anno infatti spariscono 14 milioni di metri cubi d’acqua pari a 5600 piscine olimpioniche. La sua estensione si sta riducendo progressivamente, passando dai circa 19 chilometri quadrati del 1957 ai circa 17.7 del 2015, a causa del ritiro dell’area glaciale che si è ridotta di quasi 2 chilometri quadrati in 58 anni.
Il ghiacciaio dell’Adamello contiene una quantità d’acqua in grado di riempire più di quattro volte il lago di Garda. Una risorsa che, venendo meno, sta già creando grossi problemi anche, ad esempio, per l’irrigazione in pianura, dove il clima sempre più arido ha generato gli ormai noti problemi di siccità.

Sono due gli indicatori che testimoniano quanto ormai sta accadendo ad alta quota: l’aumento, a un ritmo sempre più accelerato, della fusione dei ghiacciai – che stanno perdendo superficie e spessore, frammentandosi e disgregandosi in corpi glaciali più piccoli – e l’aumento dei cosiddetti fenomeni di instabilità. Cioè frane, valanghe di roccia, di ghiaccio e colate detritiche. È quanto è emerso dalla seconda edizione di Carovana dei ghiacciai, la campagna realizzata da Legambiente con il supporto del Comitato Glaciologico Italiano. Questi elementi hanno giocato un ruolo cruciale nella tragedia di domenica.

Dai rilevamenti di della Carovana emerge, fra l’altro, che tra il 1850 e il 1975 i ghiacciai delle Alpi europee hanno perso circa la metà del loro volume; il 25% della restante quantità si è perso tra il 1975 e il 2000 e il 10-15% nei primi 5 anni del nostro secolo.
Inoltre, secondo il catasto online del gruppo di ricerca GeoClimAlp, nel periodo 2000-2020 nelle Alpi Italiane ad una quota inferiore a 1500 metri di altezza si sono registrati 508 processi di instabilità naturale (frane, colate detritiche ed eventi di instabilità glaciale). I dati raccolti evidenziano una concentrazione di eventi in alcune regioni: Valle d’Aosta (42%), Piemonte (18%), Lombardia (16%) e Trentino Alto Adige (15%).
Con il progressivo riscaldamento climatico, pur in presenza di fattori favorevoli come la limitata esposizione all’irradiazione, nei prossimi due decenni viene stimato che i ghiacciai delle Alpi italiane al di sotto dei 3000 metri sono destinati a scomparire.

 

 

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