Coronavirus e ospedali, pazienti in terapia intensiva tra i 40 e 50 anni

La tendenza si sta notando anche alla Poliambulanza. A Esine si rinviano gli interventi chirurgici non urgenti.

(red.) La situazione sanitaria connessa alla necessità di ricoveri a causa del contagio da nuovo coronavirus, soprattutto per la variante inglese, in questa terza ondata in Lombardia è in pressione per quanto riguarda le terapie intensive. Tanto che qui si definisce “critico” il panorama, anche per il fatto che se nella primavera del 2020 i pazienti ricoverati erano soprattutto gli anziani, stavolta ci sono persone tra i 45 e i 50 anni. E questa situazione sta emergendo anche all’interno degli ospedali bresciani.

Tanto che dalla Poliambulanza fanno sapere che il paziente Covid più giovane in terapia intensiva ha solo 19 anni e le sue condizioni vengono considerate critiche. E come detto, attualmente hanno circa 50 anni la maggior parte dei pazienti che hanno avuto bisogno della terapia intensiva. Ma non solo affetti da altre patologie, bensì anche quelli che non hanno malattie associate. E la preoccupazione nell’ospedale di via Bissolati è quella di tornare a vivere quanto succedeva nel marzo del 2020.

Un altro panorama critico arriva dalla Valcamonica dove all’ospedale di Esine, punto di riferimento Covid, sono ricoverati lo stesso numero di malati della prima ondata. Per questo motivo si stanno di nuovo convertendo posti letto e riorganizzando le attività, a partire da quelle chirurgiche e non urgenti che vengono rinviate. Al momento si è arrivati a sei posti disponibili di terapia intensiva e solo tra lunedì 8 e martedì 9 marzo sono stati una ventina i ricoverati. Continua, invece, l’attività di ambulatorio, mentre l’ospedale di Edolo resta il punto di riferimento per chi soffre di altre patologie.

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