Alberti (M5S): “Dopo le parole di Foroni la frana di Tavernola spaventa di più”

(red.) «Dopo la risposta alla mia interrogazione sulla frana che sta interessando il Monte Saresano, sulla sponda bergamasca del Lago d’Iseo, sopra Tavernola, chi si aspettava rassicurazioni da parte della Regione si è trovato invece ad essere ancora più spaventato». Lo afferma Dino Alberti, consigliere regionale del M5S che spiega i motivi della sua preoccupazione. «La risposta data da Pietro Foroni, l’assessore al Territorio della Regione Lombardia, non è per nulla rassicurante e non arriva al punto fondamentale della questione che ho sollevato con il mio atto: esiste il problema, è evidente a tutti, ma non si vuole andare a fondo sulle cause che sono l’aspetto determinante di tutta la vicenda. Perché se non si ci si impegna nel volerle identificare con certezza e successivamente non si agisce in maniera diretta su queste, il problema non verrà mai risolto in modo definitivo».

Il riferimento è alla mancata risposta del quesito più importante dell’interrogazione: «Non c’è nessun riscontro a quanto chiedevo rispetto l’interessare i competenti organi della magistratura per poter indagare sulle responsabilità delle cause delle frane che si sono verificate nel corso degli anni sul monte. Né un sì, né un no, né un forse. Niente di niente. Insomma, non si ha la volontà di voler conoscere gli eventuali responsabili di più di un secolo di disastri inferti al monte e a chi ci vive sopra e vicino».

«E’ inutile nascondersi dietro a un dito e continuare a far finta di niente – continua Alberti –: il dubbio, fortissimo, è che dietro a quegli smottamenti ci sia la mano dell’uomo. Da inizio dello scorso secolo il cementificio di Tavernola Bergamasca, tra vari passaggi di proprietà, ha sfruttato la montagna con numerose operazioni di estrazione e deposito, attività del tutto invasive per un terreno così fragile. Fragilità che viene confermata anche dallo stesso assessore in un passaggio della sua risposta dove spiega che “la struttura geologica e la concomitante presenza di settori con ammasso roccioso di qualità particolarmente scadente, ha da sempre predisposto il versante all’instabilità”. Ma non si accenna minimamente che, vista la debolezza, sarebbe opportuno rivedere le attività invasive del cementificio. E Foroni afferma anche che “le prime frane sono segnalate a partire dagli anni ’50”, quindi circa mezzo secolo dopo l’inizio delle attività del cementificio. In altre parole, anche l’assessore è a conoscenza della debolezza strutturale del Monte Saresano e allo stesso tempo, ma forse nemmeno si accorge di farlo, in maniera implicita ammette quello che tutti stanno pensando da tempo, ossia che non si sarebbe mai mosso di un millimetro se non ci fosse stata l’attività di escavazione e deposito da parte del cementificio».

«Un altro passaggio sconcertante della risposta è quello dove l’assessore cita e non esprime nulla in contrario rispetto alla sintesi degli studi della messa in sicurezza del versante della miniera Ognoli fatti dalla stessa ItalSacci. Ovviamente, però, non possono che contenere giudizi di parte. Basta leggere il primo passaggio per capire che sia così: “L’attività di coltivazione mineraria è terminata nell’anno 2000 e pertanto gli smottamenti verificatisi successivamente non possono essere imputati alla stessa bensì a una lenta evoluzione naturale della deformazione gravitativa profonda che caratterizza il versante”. Verrebbe da ridere se non fosse che oggi siamo qui a commentare un dramma reale – commenta amareggiato il consigliere bresciano che prosegue –. Per capire con precisione di chi siano le reali responsabilità di tutti i problemi inferti al Monte Saresano, servono invece studi da commissionare ad agenzie indipendenti che siano i più seri e dettagliati possibili».

«Lo sconcerto diventa totale quando Foroni riesce ad elogiare ItalSacci dato che, per le norme vigenti, è lei la “responsabile della sicurezza delle aree di concessione e dei sistemi di monitoraggio prescritti”. E considerando “che l’attività estrattiva nell’area in questione si è conclusa già da circa 20 anni, si sottolinea come la chiusura della concessione sarebbe stata controproducente, in quanto la presenza del concessionario ha garantito, e garantisce tuttora, il presidio sul territorio concesso, la vigilanza e la gestione, a proprie spese, del sistema di monitoraggio che ha permesso sinora di tenere sotto controllo la frana”. Insomma, invece di sollevare dubbi sul fatto che a danneggiare in maniera pesante il Monte Saresano sia stata l’azienda cementifera, l’assessore chiude definitivamente il capitolo addirittura ringraziandola».

«C’è poi il problema, aggravatosi negli ultimi giorni, dell’attuale isolamento dei cittadini di Parzanica la cui situazione peggiora di giorno in giorno. Hanno trasmesso le loro necessità e richieste di aiuto tramite una lettera aperta alle istituzioni e ai tecnici dove spiegano, disperati, che è ormai da un mese che stanno sopportando pesanti disagi di diverso genere. Proprio per riuscire a capire come Regione Lombardia voglia aiutare in maniera concreta gli abitanti di Parzanica, sto preparando una nuova interrogazione».

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