Lotta alle alghe a Clusane d’Iseo, tecnici e battello spazzino al lavoro fotogallery

Viene salvaguardato il fondale lacustre, poiché non viene smosso il sedimento, e di conseguenza non viene disturbata la fauna acquatica e non viene modificato l'habitat.

(red.) E’ partita a Clusane d’Iseo, nella zona antistante il Porto, la seconda fase del progetto che mira all’individuazione delle tecniche per limitare la crescita della Vallisneria Spiralis. In questi giorni, fino alla metà di settembre, i tecnici di MPL, la società in house di Autorità di Bacino Lacuale dei Laghi d’Iseo, Endine e Moro che si occupa dei lavori e delle manutenzioni sugli specchi d’acqua, sono all’opera per il taglio ed il recupero delle alghe. Committente del progetto – redatto dalla società varesina Graia s.r.l. E dalla ditta Ziliani & Figli di Iseo – è la Provincia di Bergamo: si tratta di una seconda fase di un’operazione partita la scorsa estate, con la posa di circa 3mila metri quadrati di telo biodegradabile in iuta e cocco sul fondo, al fine di contenere la crescita delle macrofite acquatiche.

“Abbiamo provveduto a perimetrare la zona di lavoro nella giornata di lunedì, e da stamattina siamo operativi. Il mezzo che stiamo utilizzando – ha spiegato Roberto Bendotti, tecnico dell’ente – è il Truxot Dm5045. La sua lama viene immersa nell’acqua fino a due metri di profondità: intercetta le praterie di Vallisneria Spiralis e le falcia alla base dell’alga. Stiamo lavorando sulla zona più critica del lago, in un areale di sfalcio di circa 70mila metri quadrati. Il “battello spazzino” di MPL provvede, in un secondo momento, al recupero ed allo smaltimento delle alghe. Le operazioni proseguiranno fino al 15 settembre prossimo”.

“Con questa operazione – ha sottolineato invece l’ingegnere Massimo Sartorelli, di Graia s.r.l. – viene salvaguardato il fondale lacustre, poiché non viene smosso il sedimento, e di conseguenza non viene disturbata la fauna acquatica e non viene modificato l’habitat. I principali fenomeni di distaccamento delle alghe si verificano, per cause ambientali, dai 2,5 metri di profondità fino a riva”. Continua, nel frattempo, il monitoraggio dell’azione dei teli coprenti, al fine di testarne la durata e l’efficacia.

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