Depuratore, “Dal prefetto nuovo passo nei rapporti con il Presidio”

Il Presidio 9 agosto, da quasi sei mesi davanti al Broletto per protestare contro il maxi collettore, auspica che la nuovo rappresentante del Governo, Laganà, riconosca "le istanze dell'opposizione all'impianto".

(red.) Il cambio della guardia alla Prefettura di Brescia, con l’insediamento, la scorsa settimana, del nuovo Prefetto, Maria Rosaria Laganà, che
ha assunto anche il ruolo di Commissario alla depurazione del Garda, sollecita il “Presidio 9 agosto”, che sta per tagliare il traguardo dei sei mesi di protesta ininterrotta, 24 ore su 24, contro la realizzazione del maxi collettore del Garda a Gavardo e Montichiari, ad appellarsi alla nuova rappresentante del Governo sulla vexata quaestio del depuratore delle acque reflue del Garda, la cui collocazione ha sollevato una lunga scia di proteste.

Il Presidio, di cui fanno parte il Comitato Ambiente Territorio Basso Garda, il Comitato Mamme del Chiese, il Comitato Referendario Acqua Pubblica Brescia, la Federazione delle Associazioni che amano il Fiume Chiese ed il suo Lago d’Idro ed il Tavolo Provinciale Basta Veleni, auspica che dal nuovo prefetto Laganà “venga un segno, mai venuto in precedenza, di riconoscimento delle competenti e ampiamente rappresentative istanze di opposizione al concetto di trasferire nel bacino idrografico del Chiese la depurazione del lago di Garda, istanze di cui noi siamo portatori”.
“Lo facciamo”, si legge nella nota del Presidio, “a nome dell’alleanza delle 5 entità sociali che hanno avviato e sostengono questo Presidio popolare, che a loro volta raggruppano molte decine di associazioni e comitati di cittadini dei Comuni dell’intero bacino idrografico del Chiese”.

“Confidiamo, profondamente, in un concreto segnale che dia inizio ad un nuovo passo nel rapporto con le realtà sociali che da mesi sono impegnate nel Presidio. Ciò eviterebbe l’incancrenirsi dei rapporti sociali che già mostrano attriti pesanti tra le varie comunità del Chiese e del Garda a causa di quel concetto di trasferimento della depurazione da un bacino all’altro, che genera di fatto una discriminazione a danno della gente dei Comuni del Chiese”.
“Ricordiamo”, scrivono i comitati, “che lo sversamento della depurazione del lago di Garda nel fiume Chiese, oltre a non avere alcun senso ambientale e naturale, induce a far pensare a speculazioni per interessi nemmeno troppo reconditi, che la gente del Chiese non accetterà mai”.

 

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