Desenzano: “La politica deve regolamentare la pesca sul Garda”

Un documento del Movimento 5 Stelle di Desenzano mette a fuoco un problema legato allo sfruttamento e alla tutela delle acque del lago. "E' necessario collegare le diverse realtà gardesane".

(red.) “Ci eravamo già occupati di questo tema diversi mesi fa, ma puntualmente si ripresenta il problema della pratica non regolare della pesca nel nostro lago e dell’utilizzo sconsiderato di reti e attrezzi da pesca non segnalati”, si legge in un comunicato del Movimento 5 Stelle di Desenzano del Garda. “In quell’occasione le uniche risposte che ricevemmo furono le minacce di querela da parte dei pescatori professionisti, così ad oggi, come si può leggere sui giornali locali, nulla è cambiato, anzi il silenzio che avvolge questo settore e questo tipo di attività non fa altro che creare le condizioni favorevoli affinché chi si comporta in modo scorretto e al di fuori delle regole possa continuare a farlo quasi indisturbato, danneggiando non solo l’ambiente e l’ecosistema, ma anche l’immagine e la reputazione dell’intero settore e di chi lavora nel rispetto dei regolamenti e del buon senso”.

“Non dimentichiamo poi i rischi per la sicurezza di chi il lago lo vive e lo frequenta in altro modo, per esempio i subacquei”, prosegue la nota firmata dal consigliere comunale Andrea Spiller, “ci ricordiamo infatti tutti molto bene ciò che è accaduto sul Lago d’Iseo alcuni anni fa, dove un ragazzo ha perso la vita intrappolato in una rete non segnalata a 35 metri di profondità, i proprietari di quelle reti ne risponderanno davanti a un tribunale, ma intanto è avvenuta la tragedia, e si sarebbe potuto evitare”.

“Chi è ancora legato all’immagine quasi romantica del pescatore che cala le reti al tramonto per catturare qualche pesce per la propria sussistenza o per rivenderlo nel proprio negozietto sappia che la realtà attuale è un po’ diversa”, spiegano i 5 Stelle del Garda. “La pesca professionale in acque interne nei laghi del Nord Italia è infatti oggi in buona parte un vero e proprio business, organizzato e strutturato con volumi e un giro d’affari di ben altre dimensioni. A questo si aggiungono finanziamenti, fondi europei e continue immissioni di pesci spesso non autoctoni, come il Lavarello, al solo ed esclusivo scopo di mantenere artificiosamente in vita questo mercato, destinato altrimenti alla non sostenibilità economica. Questo è reso possibile da norme e regolamenti estremamente permissivi, spesso datati e mai aggiornati in modo rilevante, che non tengono conto delle mutate condizioni ambientali e sociali che caratterizzano oggi il nostro lago e il suo territorio”.

“A tutto questo si deve aggiungere la difficoltà da parte delle autorità preposte ad operare controlli capillari, per mancanza di mezzi, di personale e di risorse e quindi a far rispettare le regole”, si legge ancora nel documento. “Il risultato di questa situazione si traduce, da parte di alcuni soggetti, nei comportamenti citati nei vari articoli di giornale, come l’utilizzo di reti e strumenti non regolamentari allo scopo di massimizzare la resa dell’attività di pesca, catturando anche esemplari sotto-misura, l’utilizzo di sistemi di segnalazione spesso insufficienti, o privi delle targhette di identificazione del proprietario, l’abbandono in acqua di reti incagliate sul fondale o danneggiate, che diventano potenziali trappole mortali oltre che un rifiuto inquinante per il nostro lago, l’esercizio dell’attività di pesca in prossimità di canneti o aree di riproduzione, sfruttando le falle dei regolamenti fortemente inadeguati, creando un danno doppio all’ecosistema andando a catturare ed asportare quintali di pesce impegnato a deporre le uova interrompendone quindi l’attività di riproduzione”.

“E’ arrivato il momento che la politica prenda in mano queste problematiche”, continua la nota, “per rimettere in ordine una situazione ormai allo sbando da decenni, innanzitutto portando a termine la creazione di un regolamento uniforme tra le tre Province (e regioni) che oggi si spartiscono le coste del lago e che sono dotate di tre differenti normative, un regolamento che sia aggiornato e contestualizzato e che tenga conto delle mutate circostanze ambientali e delle problematiche che oggi, rispetto al passato, affliggono questo delicato ecosistema. Poi incrementando e potenziando il sistema dei controlli e del monitoraggio delle attività di pesca sull’intera superficie del lago, anche in questo caso uniformando le diverse realtà provinciali che oggi agiscono in autonomia e con modalità differenti”-

“A tal proposito vorremmo stimolare l’attenzione su quel ‘Contratto di lago’ firmato e sottoscritto pochi anni fa da moltissimi sindaci dei comuni del Garda”, concludono i 5 Stelle di Desenzano, “contenente tanti buoni propositi ma che ad oggi ha prodotto veramente pochi risultati, che potrebbe e dovrebbe essere lo strumento utile a fare sintesi e a creare quel collegamento tra realtà diverse che di fatto vivono le stesse problematiche”.

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