Invatec chiude entro 2020: sciopero e presidi

Giovedì i lavoratori hanno bloccato gli accessi allo stabilimento di Torbole Casaglia e venerdì incroceranno le braccia. Sindacati chiedono tavolo al Mise.

Più informazioni su

(red.) Per venerdì 8 giugno i lavoratori della Medtronic (ex Invatec) di Torbole Casaglia, nel bresciano, saranno in sciopero e in vista di nuove iniziative per i giorni successivi dopo che la proprietà americana ha comunicato in modo improvviso la decisione di chiudere lo stesso stabilimento e quello di Roncadelle entro il 2020. Quindi, 314 addetti sono a rischio di perdere il posto di lavoro. Fondata nel 1996 da Andrea Venturelli e Stefan Widensohler, l’ex Invatec era stata ceduta alla multinazionale americana Medtronic nella primavera del 2010 quando la forza lavoro era di quasi 900 addetti (500 nel bresciano). Il gruppo statunitense ha sempre considerato il sito di Brescia, specializzato nella produzione di dispositivi per diagnosi e terapie per malattie cardiovascolari, un centro di eccellenza. Tuttavia, con il passare del tempo, negli stabilimenti Invatec si è assistito a un deciso taglio del personale.

L’ultimo è avvenuto nell’estate del 2017 con l’avvio della procedura di licenziamento collettivo che ha coinvolto 120 dipendenti. Le Rsu e le tre organizzazioni sindacali – Filctem, Fenca e Uiltec – hanno immediatamente convocato l’assemblea permanente dei lavoratori. Si è deciso – si legge in una nota della Cgil – di presidiare i cancelli dei due stabilimenti per impedirne l’entrata e l’uscita dei prodotti ed è stato proclamato lo sciopero per l’intera giornata di venerdì 8 giugno. Contemporaneamente, è stata inviata la richiesta di un incontro al Ministero dello Sviluppo Economico. Nelle assemblee, presenti il sindaco di Brescia Emilio Del Bono e quello di Roncadelle Damiano Spada con Cgil, Cisl e Uil, è stato chiesto di attivare un tavolo istituzionale di confronto fra le parti in prefettura. I lavoratori ritengono l’atteggiamento aziendale gravissimo e ribadiscono la volontà di lottare per il proprio futuro.

“Una decisione gravissima, che smaschera purtroppo il disegno più volte denunciato dalle organizzazioni sindacali e sempre smentito dall’azienda, di svuotare i siti bresciani non solo delle produzioni con minore valore aggiunto ma anche di quelle di più alto contenuto tecnico e specialistico – scrive la Cisl di Brescia in una nota.- Le organizzazioni sindacali stigmatizzano duramente la comunicazione ricevuta dalla direzione della Medtronic Invatec che nell’arco dei prossimi due anni ha intenzione di smantellare definitivamente le unità produttive di Roncadelle e Torbole Casaglia. La risposta dei lavoratori, che complessivamente sono oltre 300, è stata immediata: fermo della produzione e assemblea permanente con i dirigenti sindacali confederali e di categoria. Sono anni che alla Medtronic i dipendenti sono costretti a lavorare in presenza di piani di ristrutturazione occupazionale che ha praticamente dimezzato il numero degli addetti in forza ai due siti al momento del passaggio di proprietà, nel 2010, alla multinazionale americana.

Da allora ad oggi la battaglia dei lavoratori è sempre stata impari, tra cassa integrazione e contratti di solidarietà, licenziamenti collettivi e incentivi all’esodo. Grave ed inaccettabile la decisione di delocalizzare la produzione in Messico, Irlanda, negli Usa, produzioni di alta qualità che da sempre vengono realizzate negli stabilimenti bresciani. Richiamiamo l’Aib allo svolgimento del ruolo di rappresentanza degli imprenditori e non meramente a un ruolo notarile, come ha svolto sino ad oggi, affinché si trovi soluzioni industriali per il mantenimento della produzione e dei livelli occupazionali e delle professionalità. Riteniamo urgente e indispensabile un tavolo istituzionale nazionale affinché anche la politica aiuti a trovare una soluzione che preveda il mantenimento delle produzioni nel nostro territorio”.

“Il nostro obiettivo – dice il segretario provinciale della Cisl Alberto Pluda – è salvaguardare quella professionalità e quelle competenze che sono il vero patrimonio di Medtronic. L’appello è dunque alle istituzioni, all’autorevolezza di chi rappresenta cittadini e territorio, per una mediazione in cui far emergere una storia d’impresa e di lavoro che non si può, non si vuole e non si deve disperdere”. Anche gli stessi addetti si sono detti sconfortati e arrabbiati per la decisione improvvisa. Dicono di aver compiuto sacrifici per poter far andare avanti l’azienda e nonostante la situazione complicata fosse nota. Molti degli addetti sono donne e ci sono anche coppie che lavorano insieme e hanno figli.

Più informazioni su

Commenti

L'email è richiesta ma non verrà mostrata ai visitatori. Il contenuto di questo commento esprime il pensiero dell'autore e non rappresenta la linea editoriale di QuiBrescia, che rimane autonoma e indipendente. I messaggi inclusi nei commenti non sono testi giornalistici, ma post inviati dai singoli lettori che possono essere automaticamente pubblicati senza filtro preventivo. I commenti che includano uno o più link a siti esterni verranno rimossi in automatico dal sistema.