Scioperano i benzinai Eni/Agip

I benziani della compagnia hanno indetto una protesta. Dalle 19 di martedì fino alle 7 di venerdì chiuderanno gran parte dei distributori, anche in autostrada.

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(red.) Guardando i listini, tutto sommato stabili da qualche mese, si potrebbe credere che la situazione della benzina sia pacifica. E invece i benzinai sono in agitazione. Non tutti in realtà:  Nella riunione di martedì sera indetta dalla Faib (nella sede di Confesercenti in via Salgari, in città), è stata confermata la protesta nazionale dei gestori del marchio Eni. I proprietari delle aree di servizio del «cane a sei zampe» chiuderanno i propri impianti dalle 19 di oggi fino alle 7 di venerdì 7 marzo. In pratica i distributori Eni/Agip rimarranno chiusi per due giorni lavorativi interi, con la modalità «self service» disattivata e la partecipazione anche di buona parte dei gestori presenti sulla rete autostradale.
E ormai le ore per ospendere la protesta sono poche. Eni chiede l’invalidazione dei contratti singoli siglati per il 2014 e la riapertura del tavolo di confronto per il rinnovo dell’accordo collettivo, scaduto il 31 dicembre 2011. Dopo oltre nove mesi di trattative, quando oramai la stretta di mano pareva ad un passo, la compagnia petrolifera ha abbandonato il tavolo delle trattative. «L’azienda ha interrotto il confronto senza motivo – attacca Patrizia Sbardolini, presidente provinciale della Faib – e si è arroccata sulle proprie posizioni, senza offrire soluzioni accettabili su questioni di natura economica e non solo. Non era certo nel nostro interesse non arrivare all’accordo». La Sbardolini, per il bene della categoria chiede unità e responsabilità: «Dobbiamo capire che è il momento di fare squadra, mostrandosi realmente uniti. I costi di gestione non possono essere superiori ai guadagni. L’Eni ha perso il 7% della quota di mercato passando dal 34 al 27%, ma nessuno paga mai: gli unici che ci rimettono sono sempre i gestori. Abbiamo sempre chiesto all’azienda di ridurre costi interni che si sono triplicati nell’ultimo quinquennio, pretendiamo che gli sconti siano a carico della compagnia, che non ci siano differenze evidenti tra rivendite dello stesso marchio e che ci sia un ritorno al vecchio modo di svolgere il lavoro, quello che prevede il contatto con il pubblico e non le gestioni fantasma».

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