Sciopero della fame contro la discarica

Da giovedì 12 e per una settimana, il Comitato spontaneo contro le nocività ha indetto il digiuno contro l'impianto di amianto di via Brocchi a San Polo.

(red.) Uno sciopero della fame “a staffetta” contro la discarica di amianto in via Brocchi a Brescia. Lo ha promosso il Comitato spontaneo contro le nocività che lotta perché non veda la luce il nuovo impianto nel quartiere di San Polo.
Da giovedì 12 aprile, sotto i portici della Loggia, gli esponenti del Comitato si asterranno dal cibo, a turno, per 24 ore, dalle 8 del mattino alla stessa ora del giorno seguente e fino a mercoledì 18.  Il Comitato ha chiesto  la disponibilità di altri per dare maggiore rilievo alla protesta.
I lavori della discarica di amianto di via Brocchi stanno infatti per essere ultimati. “La gigantesca pattumiera  è quasi pronta per accogliere poco meno di 80.000 tonnellate di un rifiuto che, negli Stati Uniti, viene stoccato come le scorie nucleari (in bunker di cemento armato, con operatori attrezzati come i tecnici di Fukushima)”. “Chi è passato in via Brocchi nelle ultime settimane”, si legge in una nota del  Comitato spontaneo contro le nocività, “ha visto una scena terrificante: gli argini della discarica sono interamente rivestiti di copertoni, che, stando a quanto ci dicono, hanno la funzione di tenere ben saldi i teli impermeabili. I copertoni sono rifiuti speciali. Nella stessa buca, quindi, due tipi di rifiuti diversi”.
“Dal 2009 il nostro comitato ha tentato, in ogni modo, di bloccare la realizzazione della discarica di via Brocchi: con l’informazione (due convegni, banchetti informativi, volantinaggi a tappeto); con un presidio durato sette mesi, che bloccava, di fatto, l’accesso all’area; con un ricorso al Tar e, successivamente, al Consiglio di Stato; con la raccolta di oltre tremila firme, consegnate al Prefetto di Brescia e al Comune di Brescia; con biciclettate; con cortei di quartiere; con una street parade che, partita da San Polo, è giunta in Piazza Loggia; con flashmob”.
Tempo libero, viene sottolineato nel comunicato, sottratto alle famiglie, al riposo, al lavoro. “Perchè lo abbiamo fatto? Lo abbiamo fatto perchè crediamo che non sia giusto sacrificare la nostra salute e quella dei nostri figli all’interesse di imprenditori senza scrupoli, costantemente appoggiati da istituzioni che autorizzano sempre progetti che vanno a peggiorare una situazione ambientale di per sè già pesantissima”.
“Le conseguenze”, continua il Comitato, “in termini di malattie, sono state evidenziate da ben tre relazioni Asl (percentuali inquietanti di alcune patologie tumorali negli adulti, altissima incidenza di malattie respiratorie e di allergie nei bambini…). Ma già prima che queste relazioni venissero pubblicate noi sapevamo che qualcosa di strano a San Polo c’è. Se parli con gli abitanti del quartiere, scopri che quasi ogni famiglia ha una vittima sacrificata al profitto.  Se parli con i religiosi che si occupano di assistenza agli ammalati, scopri che in questa zona il numero delle persone da seguire è talmente alto che si fa una gran fatica a portare sostegno a tutti. Aria, acqua e suolo sono inquinati in modo abnorme. L’inquinamento è il lascito di decenni di sfruttamento del territorio. A San Polo, addirittura, si cava dal Medioevo (sic!). Tante cave, tante buche, tante discariche…”
“Noi vogliamo fermare la discarica di amianto”, viene spiegato, “perchè è giunta l’ora di cambiare rotta: la nostra città ha bisogno di un polmone verde, il Parco delle Cave. Noi sappiamo che è l’unica possibilità. Sappiamo che, per vivere, dobbiamo respirare aria pulita, bere acqua non contaminata da cesio e cromo, mangiare cibo senza diossine. Con la nostra presenza, con il nostro corpo, con la rinuncia consapevole a un bisogno primario, intendiamo mostrare la determinazione interiore che ci muove, per opporci alla devastazione della terra a cui apparteniamo e che ci dà la vita”.

 

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