Farmaci letali, in aula i colleghi di Carlo Mosca

L'ex primario del Pronto Soccorso di Montichiari è alla sbarra con l'accusa di pluriomicidio volontario: avrebbe inoculato medicinali che hanno portato al decesso di tre pazienti.

(red.) Altra tappa, lunedì 21 febbraio, del processo che vede imputato l’ex primario facente funzioni del pronto soccorso di Montichiari (Brescia), Carlo Mosca, alla sbarra con l’accusa di pluriomicidio volontario ai danni di tre pazienti (Natale Bassi, 61 anni, di Ghedi, Angelo Paletti, 79 di Calvisano ed Ernesto Nicolosi, 80enne di Carpenedolo) ricoverati e poi deceduti presso la struttura bresciana durante la fase più acuta della pandemia.
Davanti ai giudici sono sfilate, dopo quelle degli infermieri, anche le testimonianze dei colleghi dottori.

La dottoressa Sabina Pezzocchi ha definito Mosca “un decisionista” e ha fatto mettere a verbale la sua deposizione in cui riferisce che durante la prima ondata di Covid 19, contrariamente al parere dell’anestesista, il 47enne medico cremonese intubò un paziente, salvandogli la vita.
Secondo l’accusa il medico, tra il 20 e il 23 marzo del 2020, avrebbe ucciso ucciso tre pazienti gravissimi somministrando loro farmaci letali se non associati alla intubazione: il Midarine (Succinilcolina) che paralizza i muscoli respiratori, e il Propofol, potente ipnotico, cagionando il decesso dei tre anziani e così “liberando” (secondo la testimonianza resa in aula da Michele Bonettini, l’infermiere che ha dato il via, con le sue dichiarazioni, all’inchiesta, insieme con il collega Massimo Rigo) dei posti letto in ospedale.

In aula anche la testimonianza di una operatrice sociosanitaria, presente la mattina in cui Mosca restò solo, per alcuni minuti, con Bassi, la quale ha riferito di avere sentito pronunciare la parola “Succinilcolina”, probabilmente dallo stesso Mosca, spendendo parole di elogio per il medico, definito, “corretto, bravo, onesto, umile, rispettoso”.
Nel corso dell’udienza è emerso che i Nas dei carabinieri avevano avviato le indagini acquisendo le cartelle cliniche non solo dei pazienti dell’ospedale monteclarense ma di quelle di tutto l’Asst Garda, imponendo la riservatezza sull’indagine, coperta dal segreto istruttorio. In una delle intercettazioni telefoniche, si sente Mosca dire ad una infermiera che gli aveva rivelato delle investigazioni in corso che  “Loro (il Nas) fanno il loro lavoro. Basta essere sinceri”.
Prossima udienza il 14 marzo.

 

 

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