Decessi sospetti, Mosca: “Nessun farmaco letale, era morfina”

Nessuno dei testimoni ascoltati nel corso del processo a carico dell'ex primario a Montichiari avrebbe mai sentito il medico parlare dei medicinali finiti sotto la lente della procura.

(red.) Tutti i testimoni apparsi in Tribunale a Brescia lunedì 31 gennaio nel corso del processo che si sta svolgendo a carico dell’ex primario facente funzione del pronto soccorso di Montichiari, Carlo Mosca, alla sbarra per le morti sospette di due anziani pazienti affetti da Covid, avvenute nel nosocomio bresciano, ricordano l’ordine impartito dal medico di uscire dalla saletta d’emergenza nella quale si trovava uno dei due pazienti poi deceduti. Nessuno, tuttavia, può affermare cosa sia successo in quella stanza, dove il paziente morì.
Per l’accusa, il medico avrebbe, una volta rimasto solo, somministrato i farmaci letali, mentre Mosca sostiene di aver agito così perchè in quella stanza in cui c’erano sette persone l’aria era già satura ed era pericoloso rimanere. «Avevo già cinque infermieri a casa malati», ha spiegato l’imputato ai giornalisti che lo aspettavano fuori dal tribunale, «non volevo che rischiassero anche gli altri. Indossavano tutti la Ffp2, e invece dovevano indossare la Ffp3».

Tra gli infermieri chiamati a testimoniare, ad eccezione di una professionista, nessun altro ha dichiarato di avere mai sentito nominare i due farmaci finiti al centro dell’inchiesta (succinilcolina e propofol che sarebbero, secondo l’accusa, stati utilizzati dall’allora primario per sopprimere i due ammalati).
I testimoni hanno riferito che Mosca avrebbe loro chiesto di somministrare della morfina, per sedare i dolori dei pazienti terminali ed “accompagnarli” nel trapasso.

Gli infermieri hanno quindi sostenuto una posizione pressochè unanime, negando di avere avuto sospetti sull’operato di Mosca.
Hanno negato apertamente di avere avuto sospetti circa la condotta dell’allora primario, diversamente dai due colleghi da cui partì la denuncia, Michele Rigo e Massimo Bonettini.
Tre i decessi contestati: quello di Natale Bassi, 61enne di Ghedi, di Angelo Paletti, 79enne di Calvisano e di Ernesto Nicolosi, 80enne di Carpenedolo, morti durante la prima ondata pandemica. I familiari dei tre deceduti si sono costituiti parte civile.
Mosca è ai domiciliari dal 25 gennaio dell’anno scorso.

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