Loveparade: indagini «codarde»

La rabbia dei genitori di alcune delle vittime della tragedia si scaglia contro la Procura di Duisburg. Gli avvocati degli indagati sarebbero stati favoriti.

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(red.) La rabbia è ancora molta. E la delusione per la lentezza per la giustizia, che ancora non ha fatto il suo corso, è ancora di più.
I genitori di dieci delle ventuno vittime della tragedia della Loveparade di Duisburg, ora, hanno scritto una lettera per far sentire le proprie ragioni.
E questo dopo il rinvio a giudizio di nove persone «di secondo e terzo livello», che sembra sia stato causato dalla volontà di salvaguardare «i principali responsabili», dimostrando la «codardia» della Procura di Duisburg.
Fra i firmatari della lettera c’è anche Nadia Zacchi, madre della bresciana Giulia Minola. Le accuse dei genitori delle vittime, ora, si concentrano sull’ex sindaco di Duisburg, sull’organizzazione dell’evento, il responsabile comunale della sicurezza e il capo della polizia. Insomma, su chi ha progettato male, autorizzato ciò che non poteva essere autorizzato e gestito in maniera pessima il mega raduno techno in cui, il 24 luglio del 2010, si sono spente tante giovani vite.
Secondo quanto dichiarato nella lettera, durante l’inchiesta gli avvocati degli indagati avrebbero ricevuto un trattamento di favore rispetto a quelli della parte civile: sarebbe infatti stato «violato il principio di uguaglianza concedendo loro maggiore influenza».

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