Cottarelli, “i cugini Marino sono innocenti”

La difesa dei due uomini, imputati per il triplice omicidio di Urago Mella, sostiene che non vi siano prove a carico dei trapanesi. Nuova udienza il 25 giugno.

(red.) I cugini trapanesi Vito e Salvatore Marino, alla sbarra per il processo bis davanti alla Corte d’assise d’appello a Milano, non c’entrano nulla con l’omicidio della famiglia Cottarelli, Angelo, la moglie Marzenne Topor ed il figlio 17enne della coppia, Luca.
Per i difensori dei due imputati per il triplice omicidio di Urago Mella (Brescia), avvenuto il 28 agosto 2005 in via Zuaboni, sono estranei ai fatti contestati. Le accuse contro di loro, secondo i legali dei due siciliani, non reggono. I cugini Marino vennero individuati ed arrestati nelle settimane successive alla strage familiare. In primo grado furono assolti e scarcerati, mentre in appello arrivò la condanna all’ergastolo. I due si diedero alla fuga, ma vennero poi riacciuffati e, nel novembre del 2011, la Cassazione annullò la sentenza disponendo un nuovo processo (a Milano) e la scarcerazione.
Ad accusarli il faccendiere triestino Dino Grusovin, presunto testimone oculare del triplice delitto, anch’egli a processo, ma di cui non si hanno più notizie da anni dopo l’assoluzione in primo grado.
I pm milanesi hanno chiesto che i due cugini vengano condannati all’ergastolo.
L’avvocato Giuseppe Pesce, difensore di Salvatore Marino,  in una lunga arringa, ha evidenziato tutti i punti ‘deboli’ delle imputazioni a carico del suo assistito, a partire dalla mancanza di impronte o tracce genetiche riconducibili all’imputato, così come la mancanza di tracce concrete che Grusovin fosse presente la sera prima dell’omicidio a Brescia, ma anche le impronte trovate  su un bicchiere accanto a Marzenne Topor non appartengono agli imputati, a chi viveva in quella casa, o a Grusovin.
Così come il presunto movente del delitto, legato, secondo i pm, ad un debito contratto da Cottarelli verso Marino, debito mai esistito, a differenza di un credito che Angelo vantava verso i cugini trapanesi ma che non aveva mai rivendicato.
La presenza dei Marino a Brescia nel fine settimana precedente la strage, quando i due imputati avevano lasciato i propri cellulari, spenti, a casa, sarebbe legato, come ha spiegato a pesce ad un’altra motivazione, e cioè che i due uomini temevano di esser rintracciati dalla Guardia di Finanza per un’inchiesta di natura tributaria.
Il processo è stato aggiornato al 25 giugno.

 

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