Omicidio della valigia, chiesti 30 anni di carcere

Alla sbarra per l'assassinio del 34enne indiano Bhupinder Singh, ucciso a coltellate, il connazionale 36enne Sardara Singh. La sentenza è attesa per il 7 maggio.

(red.) La richiesta della pubblica accusa nei confronti di Sardara Singh, alla sbarra per l’omicidio del connazionale indiano Bhupinder Singh, ucciso e poi rinchiuso in una valigia lasciata sul pianerottolo di un condominio in via Cremona a Brescia, è di 30 anni di carcere.
L’episodio avvenne nella notte tra il 12 e il 13 dicembre 2011 al civico 64/a. Vittima e carnefice condividevano lo stesso appartamento, in cui vivevano anche altri indiani, e, secondo quanto ricostruito durante le indagini che poi portarono al fermo del 36enne, a sferrare le micidiali coltellate all’indirizzo del 34enne, sarebbe stato solo ed esclusivamente Sardara Singh, sebbene quest’ultimo abbia più volte cercato di coinvolgere nel delitto anche un terzo coinquilino, Manjinder Singh, risultato invece del tutto estraneo alla vicenda.
All’origine della lite finita in tragedia ci sarebbe stata l’assunzione di alcolici per festeggiare l’ottenimento, da parte di Buphinder, del permesso di soggiorno e, anche, la sparizione di una giacca che aveva irritato fortemente l’imputato.
Tra i due uomini, secondo quanto emerso, scoppiò una violenta lite: i due si picchiarono e Sardara, secondo il suo racconto, si sarebbe difeso dalla furia del connazionale estraendo un coltello e colpendolo a morte. Quindi il 36enne mise il corpo della vittima in un trolley che venne poi lasciato sulle scale del condominio dove a trovarlo fu un inquilino dello stabile, che diede l’allarme.
Sardara quindi si diede alla fuga, prima presso alcuni parenti residenti in città, cui confessò quanto accaduto, poi a Bergamo da una donna dell’Est Europa che avrebbe dovuto dargli il denaro occorrente per scappare in India. Venne intercettato prima che potesse mettere in atto il suo proposito.
La sentenza è attesa per il prossimo 7maggio. Il gup dovrà stabilire se il delitto è aggravato dai futili motivi e dalla crudeltà, o se, come sostenuto dal legale dell’imputato, si tratti di un eccesso colposo di legittima difesa.

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