Lombardia in zona rossa e dati contestati, scontro tra Fontana e Iss

Subito dopo la seduta (con bagarre) in Consiglio, la replica dell'Iss: inviate al Pirellone 54 segnalazioni di errori.

(red.) Quella di ieri, martedì 26 gennaio, è stata una giornata di bagarre al Pirellone durante la seduta del Consiglio regionale lombardo che vedeva al centro una serie di comunicazioni del governatore Attilio Fontana. In particolare, i tanto criticati errori che hanno portato la regione in zona rossa per una settimana, quella dal 17 al 23 gennaio, nonostante quelli fossero numeri da zona arancione. Ma non solo, perché nel dibattito si sono aggiunti anche i sindaci di centro sinistra dei capoluoghi lombardi sostenendo che i numeri dei casi positivi fossero errati già dallo scorso ottobre 2020. Ieri in Consiglio, tra le proteste delle minoranze e persino attimi di tensione che hanno fatto interrompere la seduta con l’intervento anche della Digos e l’espulsione di alcuni consiglieri, il presidente Fontana ha fornito la sua versione dei fatti.

“La misura è colma e la mancanza di rispetto verso la Lombardia e i lombardi è andata oltre i limiti. Entriamo nel merito. Regione Lombardia invia tutti i giorni i dati certificati in modo corretto così come attestato dallo stesso Istituto Superiore di Sanità. Fino a questo momento i dati prodotti da ISS non erano mai stati da noi contestati, anche in considerazione del lavoro comune portato avanti. Gli indicatori complessivamente hanno avuto una loro coerenza interna nel tempo. Abbiamo sempre sviluppato nostre stime e abbiamo sempre constatato un andamento parallelo. Nell’occasione dell’ultimo report abbiamo invece notato la discrepanza tra l’indice Rt sintomi 1.4. e il resto degli indicatori, incluso l’indice Rt ospedaliero, orientati verso uno scenario di tipo 2, che corrisponde alla zona arancione.

In considerazione di tale discrepanza abbiamo ricalcolato al nostro interno l’indice Rt sintomi che risultò pari a 1.01 Per questo abbiamo chiesto una valutazione più coerente da parte della Cabina di Regia (formata da Ministero salute, ISS e rappresentanti delle Regioni), che tenesse conto anche del RT ospedaliero e dell’incidenza dei nuovi casi per 100.000 abitanti. La stessa Cabina di Regia aveva in precedenza suggerito al Ministero di pesare maggiormente altri indicatori. Contestualmente la componente tecnica dell’assessorato si è confrontata con ISS ed è emerso che il picco di RT sintomi era dovuto ad una criticità correlata al percorso di estrapolazione di dati da parte di ISS. A valle delle interlocuzioni tecniche abbiamo perciò chiesto all’ISS, il 19 gennaio, di procedere alla verifica del valore dell’indice RT sintomi del report 35 per recepire le modifiche tecniche dallo stesso proposte, senza alcun reinvio dei dati del 13 gennaio. Il giorno successivo invece, nell’imminenza dell’invio del flusso relativo alla settimana 36, ci è stato detto da ISS che non era possibile modificare il meccanismo.

Ed è stato quindi chiesto dallo stesso ISS di inserire un valore convenzionale in un campo facoltativo per superare la difficoltà di funzionamento del percorso di estrapolazione dei dati. Senza questa operazione l’ISS non avrebbe calcolato in modo corretto il nostro RT sintomi. Per superare l’impasse ci siamo adeguati a questa indicazione, abbiamo quindi trasmesso il 20 gennaio un flusso identico a quello della settimana precedente, con l’integrazione delle informazioni convenzionali chieste da ISS. Abbiamo manifestato la nostra perplessità sul metodo utilizzato e abbiamo chiesto di trovare una via strutturata di superamento del problema come testimonia una nostra mail del 21 gennaio. Nei due giorni successivi abbiamo chiesto di verificare anche l’indice RT sintomi del report 35. Ma ci è stato risposto di dichiarare che tale richiesta doveva essere considerata una rettifica del nostro flusso. Nel caso in cui non avessimo acconsentito ad ammettere di operare una rettifica dei dati, pur conoscendo il nuovo valore del RT della settimana precedente, l’ISS ci ha comunicato che non avrebbe formalizzato il nuovo valore permettendoci così di andare in zona arancione.

Abbiamo, quindi, formalizzato una richiesta di rivalutazione del Rt sintomi del report 35 dichiarando una integrazione di dati a seguito del confronto tecnico con ISS e su loro precisa richiesta. CTS e cabina di regia hanno scritto che rivalorizzazione era frutto di nostra rettifica ma ciò non risponde al vero Il CTS e la cabina di regia, non potendo che prender atto della correzione necessaria del valore di RT sintomi della Lombardia, hanno scritto nei loro verbali, poi confluiti nella motivazione dell’ordinanza del Ministro, che la rivalorizzazione dell’indicatore era il frutto di una nostra rettifica. Ma ciò non risponde al vero. I flussi di RL sono sempre stati inviati correttamente. Come validato sempre da ISS ogni settimana. I nostri dati sono sempre stati coerenti con i flussi provenienti dai sistemi informativi delle ATS, mantenendo anche le eventuali incompletezze senza interventi forzati da parte di Regione. I nostri tecnici non hanno mai inserito in modo artificioso dati. A noi interessa una valorizzazione realistica della pandemia, non forzare una lettura semplificatrice. La mancata registrazione dei guariti è una falsa notizia. Come si evince dai flussi pubblici, come quello della Protezione Civile che registra quotidianamente casi, guariti e decessi.

Non è corretto che il destino di una regione possa essere legato ad un indicatore esile come RT Sintomi. Non è possibile che i destini di milioni di persone siano affidati a dati esili, convenzionali e facoltativi. È impensabile che la compilazione di campi indicati da ISS come facoltativi determini la collocazione di una Regione in zona rossa. Proprio per questo avevamo chiesto di sospendere per 48 ore l’efficacia della ordinanza del Ministro della Salute. Per confrontarsi in uno spirito di leale collaborazione e trovare insieme una soluzione. Ciò non è avvenuto e non ci è rimasto altro che ricorrere al Tar. Senza questo ricorso noi oggi saremmo ancora in zona rossa fino alla fine del mese. Qualcun altro avrebbe potuto tacere. E nessuno, magari, si sarebbe accorto di questa situazione. Ricordo che il ricorso, contrariamente a quanto sostenuto da qualche organo di stampa, prosegue nel merito e verrà implementato questa settimana con l’impugnazione dei verbali della Cabina di Regia e del CTS. Nonché della parte dell’ordinanza del Ministero che fa riferimento ai quei verbali. Regione è disponibile come sempre ad una leale collaborazione istituzionale.

E ad un confronto tecnico per definire parametri più completi e adeguati a descrivere il quadro epidemiologico per assumere provvedimenti appropriati”. Ma nella stessa giornata di ieri è intervenuto anche l’Istituto Superiore di Sanità che, attraverso una nota, ha segnalato come siano arrivate alla Lombardia dal maggio del 2020 fino al 7 gennaio scorso 54 segnalazioni di errore e il fatto che oltre la metà dei dati su casi di pazienti con sintomi fosse incompleta rispetto alla minima parte, invece, proveniente dalle altre regioni. “L’Iss ha mandato 54 segnalazioni su dati Covid inviati da Regione Lombardia riguardanti 527 mila pazienti, quindi una percentuale pari allo 0,01 – si legge in una nota di replica dal Pirellone – dal mese di maggio Regione Lombardia ha inviato 35 report e l’Iss ha sempre considerato la completezza dei dati superiore alla soglia di validità, a eccezione di quelli del 12 ottobre”. “In difficoltà per proprie mancanze, l’Iss continua a spostare il tiro da quello che è il vero tema, ovvero il mal funzionamento dell’algoritmo per il calcolo dell’Rt del covid. Queste dell’Iss sono uscite a orologeria – ha chiuso Fontana – con l’obiettivo di colpire la Lombardia”.

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