Isis, 22enne tunisino espulso, tutte le reazioni

Bendhiab Nasreddine giovedì è stato rimpatriato con un volo dalla Malpensa. Comunità bresciana sotto shock. Inquirenti: "Aveva avuto ordine di colpire".

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(red.) La comunità bresciana di Edolo è sotto shock dopo l’espulsione, avvenuta giovedì mattina 29 dicembre, di Bendhiab Nasreddine, il 22enne tunisino accusato di propaganda a favore dell’Isis, ma non solo. Il giovane, arrivato nel 2007 nel paese camuno, era poi stato per lungo tempo nel suo Paese d’origine. Al ritorno in Italia, nell’agosto del 2016, sembrava che avesse assunto atteggiamenti più radicalizzati e vicini al terrorismo islamico. Sul nordafricano si sono posizionati gli occhi della Digos di Milano e di Brescia che hanno indagato sulla sua situazione. Così hanno scoperto che Bendhiab postava materiali di propaganda inneggianti al sedicente Stato islamico. In più, aveva stretto legami con un foreign fighter in passato residente in provincia di Milano e attraverso i social network.

Ma l’elemento più preoccupante è che a metà novembre il 22enne aveva ricevuto una comunicazione da una persona a lui conosciuta, come scrive il ministero dell’Interno, per compiere attentati. In pratica, aveva in programma di colpire nella stessa maniera con cui era stato fatto in Germania, in Francia e in Belgio. E tutto questo, sembra, per “rispondere” alle operazioni condotte dall’Italia in Libia. Negli ultimi tempi era anche emerso come il giovane volesse legarsi all’Isis per il quale avrebbe giurato. Una serie di situazioni, quindi, che avrebbero potuto portare a un mix esplosivo e molto rischioso per il nostro Paese. Quindi mercoledì si è visto notificare il decreto di espulsione, messo in pratica giovedì con un volo dalla Malpensa diretto in Tunisia e con scalo a Roma. Nel momento in cui il 22enne è atterrato nel nord Africa è stato subito fermato dalle autorità.

I primi ad essere sgomenti di quanto successo sono i residenti della piccola comunità di Edolo. Non sono molti quelli che conoscevano il 22enne, ma tra questi c’è chi si dice incredulo. Il ragazzo, infatti, che si era persino fatto fotografare davanti a un presepe in paese, non avrebbe mai dato segni inequivocabili. E la comunità si interroga. Tra l’altro nel 2012 sempre in Valcamonica, ma a Niardo, era stato arrestato Mohammed Jarmoune, anche lui legato all’Isis. E subito dopo la notizia dell’espulsione sono arrivate le reazioni politiche. “Un altro terrorista espulso in Lombardia: un tunisino che preparava attentati in Italia. In Lombardia negli ultimi due mesi sono stati arrestati o espulsi sei presunti terroristi, oltre all’uccisione di Amri. Non basta tutto questo per far svegliare il Governo e comprendere una volta per tutte che è in Lombardia l’epicentro dell’attività jihadista in Italia?”.

Lo dice il deputato della Lega Nord Paolo Grimoldi. “Non bastano oltre venti casi di arresti ed espulsioni sul territorio lombardo in questo 2016 per convincere il ministro degli Interni a inviare in Lombardia più uomini e maggior risorse per una drastica azione di prevenzione e per un giro di vite sulle centinaia di moschee e sui centri islamici presenti in Lombardia? Bene gli arresti e le espulsioni, ma bisogna risalire ai ‘cattivi maestri’ a chi indottrina e radicalizza queste persone trasformandoli in potenziali jihadisti e ai loro finanziatori che li foraggiano: per questo chiediamo l’istituzione di un pool specifico in Procura che si occupi solo della prevenzione e della repressione del terrorismo islamico”, conclude l’esponente della Lega”. “Il rimpatrio di un tunisino, accusato di propaganda in rete in nome dell’Isis, è una buona notizia, anche se preoccupante – dice l’assessore lombardo Simona Bordonali (Lega Nord) – perchè ancora una volta dimostra come la Lombardia e il territorio provinciale bresciano siano coinvolti dal pericolo rappresentato dal terrorismo islamico. L’Islam radicale si conferma una piaga sociale da eliminare.

I fondamentalisti islamici non sono compatibili con la nostra cultura e con la nostra civiltà. Purtroppo notiamo spesso come siano i giovani a propagandare ideologie jihadiste, segno del fallimento di un processo di integrazione promosso da buonisti e da una certa parte politica”. “Basta con il buonismo – commenta l’assessore lombardo Viviana Beccalossi (Fratelli d’Italia) – servono legge speciali alle forze dell’ordine e agli inquirenti con cui contrastare meglio il terrorismo. Anche più trasparenza sull’invio di denaro dai Paesi islamici”.

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