Comuni, «mannaia da 3,7 mld di euro»

Secondo le stime di Anci è questo il conto, in termini di tagli ai trasferimenti, che dovranno pagare gi enti locali con la legge di Stabilità.

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(red.) Il Comune di Brescia ha stimato un paventato taglio di 5,5 milioni di euro alle spese correnti (ma la valutazione che potrebbe essere in difetto) secondo quanto previsto nella prossima legge del Patto di Stabilità.
Un salasso che colpirà tutti gli enti locali, che sono già sul piede di guerra. Questo giovedì 6 novembre è fissata a Milano la assemblea di Anci (Associazione nazionale Comuni italiani), presieduta da Piero Fassino (sindaco di Torino) con il premier Matteo Renzi per dicutere della scure che si abbatterà sui trasferimenti Stato-Regioni-enti locali.
«”La vulgata” è che il taglio per i comuni sia di 1,2 miliardi ma lo sforzo chiesto nei nostri calcoli» arriva a «circa 3,7 miliardi», ha detto il presidente dell’Anci in audizione sulla legge di Stabilità.
Fassino ha ancora una volta posto l’accento sullo sforzo di risanamento sostenuto in questi anni dai Comuni: «Dal 2007 al 2014 i Comuni hanno contribuito a risanare la finanza pubblica per 16,4 miliardi di euro, di cui 8 miliardi e 700 milioni in termini di Patto di Stabilità interno e 7 miliardi e 700 milioni di euro in termini di riduzione di trasferimenti”. Inoltre, la “spesa dei Comuni è costantemente in diminuzione, la spesa statale continua ad aumentare».
«Il taglio di 1 miliardo per città e province rischia di far partire in default questi nuovi enti», ha aggiunto Fassino. Stesso allarme lanciato da Sergio Chiamparino, presidente della Conferenza delle Regioni, che parla di «rischio effetto domino» perché questi enti hanno competenze che hanno bisogno di risorse.
«Tra tagli diretti e indiretti c’è il rischio che si scarichi sul territorio una manovra francamente insostenibile»: così Fassino in audizione sulla legge di Stabilità. «Chiediamo a commissioni e dopo chiederemo al governo, di valutare quali elementi correttivi introdurre per rendere sostenibile la manovra».
Per Emanuele Vezzola, sindaco di Gavardo e presidente dell’Associazione Comuni bresciani (Acb), se la local tax significasse consegnare nelle mani dei primi cittadini maggiori responsabilità decisionali sull’utilizzo delle risorse sarebbe valida, ma se significassse invece una tassa statale “mascherata” da comunale allora no.
Vezzola chiede a Renzi «la riduzione dei tagli previsti dalla legge di Stabilità», ma, anche, chelo Stato preveda una «rimodulazione degli adempimenti burocratici a carico delle amministrazioni» ripartendoli in base alla demografia degli stessi.
Anche il sindaco di Brescia, Emilio Del Bono, punta alla «autonomia impositiva» degli enti locali.

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