Renzi a Brescia: «Non esiste doppia Italia»

Il premier alla Palazzoli: «Il mio cuore è con i disoccupati e cassaintegrati, io rispondo creando posti di lavoro».

(red.) «Se tutta l’Italia fosse come Brescia saremmo leader nel mondo. Ma non sono qui per lasciarvi il pelo o per lanciare frasi ad effetto. Siamo in una situazione difficile, ma è finito il tempo del “si farà”».
Così il premier Matteo Renzi all’assemblea Aib di Brescia, che si è svolta lunedì 3 novembre alla Palazzoli.
L’arrivo del premier è stato anticipato e condito da cortei di protesta e da tensioni con le forze dell’ordine.
«Il senso del tempo è cambiato, basta tavoli di lavoro e commissioni» ha detto Renzi. «La prima a cambiare deve essere la politica, se vogliamo un esempio diverso lo dobbiamo dare: per questo siamo partiti dalla riforma costituzionale e dalla legge elettorale. Senza idee geniali ma con la semplicità: è arrivato il momento del dovere di mantenere le promesse che abbiamo fatto ma serve la certezza della stabilità per chi viene eletto. Io stesso sono premier senza essermi candidato, eppure è avvenuto nel pieno rispetto delle leggi. Chi vince le elezioni è responsabile delle idee che mette in campo».
«Allo stesso modo- ha aggiunto il premier- il processo civile deve cambiare: non si possono attendere 900 giorni per il primo grado. Infine serve un’unica tassa locale affidata al sindaco dove Roma non deve mettere becco: il Comune ha quella tassa e la modula come vuole, libertà totale ai sindaci. Per me è questo il federalismo. Se questa Italia non ne può più di sentirsi dire che dobbiamo fare i compiti a casa in Europa dobbiamo affrontare la questione del lavoro modo diverso. Il decreto Poletti inizia a dare i risultati, pochi, ma è meglio un’aspirina che un calcio negli stinchi. Dal primo gennaio 2015 ci dovranno essere regole nuove, a partire dalle rigide regole in entrata e in uscita».
Per Renzi «non esiste una doppia Italia, dei lavoratori e dei padroni». Il riferimento, sottinteso ma non troppo, è allo scontro a distanza con il leader della Fiom Maurizio Landini.
«Esiste solo l’Italia che vuol bene ai propri figli. Se vogliono contestare lo facciano, ma io non ho tempo, devo cambiare il Paese. Il mio cuore è con i disoccupati e cassaintegrati, io rispondo creando posti di lavoro. Al problema siderurgia rispondo che non possiamo fare a meno dell’acciaio se vogliamo essere all’avanguardia. A Terni si può arrivare ad un accordo, se il sindacato si preoccupa dei posti di lavoro ce la faremo. Riprendiamo fiducia in noi stessi: a volte mi sembra di essere un post it che vi ricorda quel che possiamo essere. Se l’Italia e la politica riprende fiducia e passione ce la faremo».

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