Camera, il depistaggio è reato: «Svolta storica»

Plaude al provvedimento Manlio Milani, presidente di Casa della Memoria. Pena fino a 4 anni per chi manomette prove.

(red.) Via libera dell’aula di Montecitorio, con 351 sì, 50 no e 26 astenuti, al disegno di legge che introduce nel nostro codice penale il reato di depistaggio.
Il provvedimento, che ora andrà all’esame del Senato, è passato col voto favorevole di Pd, Sel, Scelta Civica e M5s, mentre Lega e Pi si sono astenuti, contrari invece Forza Italia e Ncd. Nel testo si prevede la pena fino a 4 anni per chi manomette prove per depistare. Sono previste poi aggravanti per i pubblici ufficiali (aumento di un terzo della pena) e nel caso in cui l’inquinamento probatorio riguardi processi di stragi e terrorismo, mafia e associazioni segrete, traffico di armi e materiale nucleare, chimico o biologico, tratta di persone e sequestro a scopo estorsivo la sanzione detentiva sale: da un minimo di sei ad un massimo di dodici anni.
Se poi la condanna supera i tre anni si applica l’interdizione perpetua dai pubblici uffici. Nel provvedimento è previsto inoltre uno sconto di pena (da metà a due terzi) per chi collabora al ripristino dello stato della scena del reato e delle prove o evita conseguenze ulteriori oppure aiuta i magistrati a identificare gli autori del depistaggio. Fra le circostanze aggravanti c’è un aumento significativo della pena a seconda di quanto grave è stata l’ingiusta condanna comminata proprio in virtù dell’avvenuto depistaggio.
Plaude al provvedimento il presidente bresciano di Casa della Memoria, Manlio Milani, marito di  Livia Bottardi, una delle otto vittime della strage di Piazza Loggia del 28 maggio 1974, che parla di «svolta storica» auspica che la legge, ora al Senato, trovi «rapida ed ampia approvazione».

 

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