Bisinella (Pd): squadra vincente non si cambia

Il segretario uscente del Partito Democratico interviene nella campagna pre-congressuale: "Non appartengo a nessuna corrente. Lavoro per il Pd".

(v.p.) Pietro Bisinella è il segretario provinciale uscente del Partito Democratico di Brescia. Ma è stato l’ultimo a ufficializzare la propria ricandidatura rispetto altri due pretendenti – Michele Orlando e Antonio Vivenzi – che si contenderanno la guida dello schieramento leader del centrosinistra. Dopo aver parlato con Orlando, quiBrescia.it prosegue con Bisinella l’approfondimento delle tematiche interne al Pd, anche per approfondire il quadro delle dinamiche nazionali e delle correnti, che sembrano proprio non piacere al sindaco di Leno.
DOMANDA. Bisinella, lei a quale corrente appartiene?
RISPOSTA. A Nessuna corrente, non ero bersaniano prima e non sono renziano adesso.
D. Però a livello nazionale voterà per il sindaco di Firenze…
R. In completa autonomia, poiché lo ritengo la persona giusta per il partito in questo momento storico. Personalmente le correnti non mi piacciono e le ritengo dannose.
D. In che senso?
R. Io sono un Democratico e il mio lavoro è per il partito. Un partito deve essere unito: costruire gruppi e sottogruppi che si guardano nell’ombelico è molto rischioso, anche perché alla gente certe dinamiche interne hanno scocciato.
D. Ma la gente cosa vuole?
R. Vuole tante cose, ma divisioni e lotte interne impoveriscono l’immagine del partito. Noi, a livello locale, in questi anni abbiamo guardato al di fuori del partito, alle esigenze esterne al partito, e abbiamo ottenuto degli ottimi risultati.
D. A quali risultati si riferisce?
R. Abbiamo vinto a Brescia, Desenzano e Palazzolo sull’Oglio, per esempio, e in tutte le zone della provincia siamo in crescita.
D. Merito del segretario provinciale uscente?
R. Merito dei candidati sindaco che hanno lavorato sodo. La segreteria, però, ha sempre premiato il lavoro e le competenze, senza guardare le mozioni e le correnti. Si torni quindi a guardare al merito.
D. Allora perché l’allenatore di una squadra vincente rischia di essere sostituito?
R. Bella domanda, lo dica lei a me.
D. Deve dirlo lei…
R. Perché sono stato un segretario che ha disubbidito ad alcune richieste. In questi anni ho sempre affrontato le questioni politiche ragionando in piena autonomia, e con la massima onestà intellettuale. Questo non è piaciuto a qualcuno.
D. Il Cipec di Claudio Bragaglio e Paolo Corsini la tornata scorsa sosteneva lei.
R. Il Cipec la tornata scorsa non esisteva.
D. I personaggi di riferimento però sì.
R. E’ vero, la scorsa tornata mi avevano chiesto la disponibilità, io ho fatto le mie valutazioni e ho presentato la mia candidatura. Questo non vuol dire, però, che mi sono sposato con Bragaglio, Corsini o Pagani. Io ragiono con la mia testa e il discorso sulla fedeltà violata non esiste. Uno deve fare quello che ritiene giusto.
D. Ora il Cipec ha un candidato (Orlando) che non è Bisinella…
R. Va bene così, nessun problema, la conta la faremo alla fine del congresso. A me nessuno ha mai fatto una telefonata. E’ stata sostenuta una candidatura contro di me.
D. Ma è vero che il terzo candidato, il renziano Vivenzi, aveva proposto una mediazione con una convergenza unitaria? Magari proprio su Orlando.
R. Una convergenza unitaria sarebbe stata possibile, ma sul segretario uscente, oppure su una figura terza. Convergere su un nuovo candidato in corsa non mi sembra una cosa giusta. Ho dato la mia disponibilità, che però alla fine non è stata accolta. Anche perché le percentuali della segreteria sarebbero state definite su basi a me ignote. Ora un quadro più chiaro si avrà dopo il voto al congresso.
D. Insomma, le correnti non attaccano a livello locale?
R. Le correnti nuocciono al partito, lo ripeto. Lavoriamo per il bene collettivo, comune, che è anche quello che la gente vuole.
D. E sui programmi, cosa c’è da fare in questo partito?
R. Continuare come abbiamo fatto fino a oggi. Dobbiamo però diventare un centro di consulenza a disposizione di tutti i circoli. Anche nei paesi dove siamo minoranza, anzi, soprattutto in quei paesi dove siamo minoranza e dove un supporto anche tecnico serve di più. Basta correnti. Teniamo insieme il partito.
D. Ma risulta anche a lei dell’accordo regionale tra Maurizio Martina e Alessandro Alfieri per non pestarsi i piedi in provincia tra dalemiani e renziani?
R. Nessuno mi ha detto niente, ma se fosse così sarebbe davvero triste. Come si permettono di fare accordi sulla testa dei bresciani? Saranno gli iscritti bresciani a decidere per la segreteria di Brescia. Gli altri sono tutti altarini da vecchio partito, che certo non giovano alla nostra immagine.

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