«Buco nel bilancio? Non è colpa di Paroli»

La ex maggioranza Pdl-Lega respinge al mittente le accuse di mala gestione. «Aumento tasse? Scelta facile e pigra che ha fatto l'amministrazione Del Bono».

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(p.f.) L’ex maggioranza respinge al mittente le accuse di aver causato un buco da 31 milioni di euro nel bilancio della Loggia.
«Non ci prendiamo un grammo di responsabilità», ha spiegato Giorgio Maione (Pdl), presidente della commissione bilancio, «della manovra Del Bono. Innanzitutto chiariamo che il buco non è determinato da mala gestione o da una  gestione dissennata: 24 milioni di euro vengono dalla metro, 10 da minori trasferimenti statali. Già questo elimina ogni tentativo di addossare alla precedente amministrazione il buco, che in realtà è un disequilibrio di bilancio».
Sul blocco del 90% delle spese, Maione ha sottolineato che si tratta di spese per servizi sociali, contratti di servizio del Tpl, scuole, personale. «Se fino a due mesi fa abbiamo ascoltato la litania che non bisognava tagliare i servizi sociali, oggi dovrebbero farci i complimenti per averli salvaguardati. Non ci assumiamo dunque un grammo di responsabilità di questa manovra Del Bono».
Entrando nel merito dello schema di bilancio, l’ex assessore ai servizi sociali della giunta Paroli critica la decisione di aumentare le tasse. «Esclusi 4milioni che derivano da una transazione svolte nei confronti di A2A, posta in essere dai tempi di Di Mezza, su cui non ha paternità la giunta Del Bono e del suo assessore alla messa in liquidazione della città Paolo Panteghini, il resto sono tutte tasse. Manca solo la tassa di soggiorno. Noi contestiamo questa scelta facile e pigra che ha fatto l’amministrazione: sono capaci tutti ad aumentare le tasse, non serviva un politico o professori universitari per fare una scelta di questo tipo. E’ mancata la capacità di trovare soluzioni». Maione ha ricordato che, in passato, la giunta Paroli si sia trovata in analoghe difficoltà, riuscendo però a recuperare 60 milioni di euro  con un mix di riduzione di spese e fondi cercati a Roma. «Un’amministrazione deve fare sana lobby, e imporre soluzioni a livello romano. Questo non è stato neanche tentato. Si è detto in campagna elettorale che si andava in Europa, e invece si sono solo alzate le tasse». Sulle alienazioni, Maione denuncia l’inopportunità dell’atteggiamento di Del Bono.
«Se si vogliono vendere i gioielli di famiglia li si venda bene, non li si svenda parlandone male. Anche Centrale del Latte veniva da tre anni di perdite, oggi è in utile. Non si può valutare una società come Omb su un anno di esercizio. Siamo molto preoccupati, siamo disposti a tutto, alle barricate, ma questa manovra Del Bono è la peggiore mossa che si potesse fare. Arrivati a 50 giorni di mandato siamo già con un piede nella fossa». Attacco alla giuna anche da parte del capogruppo in Loggia del Pdl, Mattia Margaroli. «Sottolineo che questa giunta per metà non è residente a Brescia. Lo stesso sindaco decide in libertà di aumentare le tasse, senza essere residente in città. Registriamo, poi, che gli interventi non corrispondono agli intenti prefissati in campagna elettorale. Il reperimento delle risorse è mancato anche per aspetti singoli, come la Caffaro. Non possiamo andare avanti così. Abbiamo avuto un unico contatto con Roma, il ministro Orlando, che ha lasciato delusione tra i cittadini che hanno creduto che Del Bono potesse rislviere le problematiche della città». Secondo Nini Ferrari, visto che Paroli aveva reso noto il disequlibrio a tutti i candidati sindaci in campagna elettorale, sarebbe stato più trasparente, da parte di Del Bono, spiegare ai cittadini quello che intendeva fare già prima delle elezioni.
«Invece si è parlato di abbonamenti gratuiti alla metro, risorse per tutti i servizi sociali.  E oggi arriva la sorpresa dell’aumento delle tasse. Hanno dimostrato di non avere nessuna iniziativa. Inoltre, questa acredine verso la scorsa amministrazione avrebbero dovuto archiviarla ed evitare di mettere le mani in tasca ai bresciani».
Critiche altrettanto dure arrivano dalla Lega Nord. Per il capogruppo in Loggia Fabio Rolfi, «quella di Del Bono è una manovra che anche noi potevamo fare negli anni scorsi, ma che abbiamo cercato di non fare, scegliendo un mix di risposte alternative. Ricordo, poi, le critiche fatte dall’allora consigliere Del Bono all’addizionale Irpef. Fu presentato addirittura un bilancio alternativo per evitare di introdurla. O diceva cosa false allora, o le dice oggi. Registriamo, dunque, un’incoerenza netta». Rolfi bolla come bufala estiva il rischio di commissariamento del Comune. «Roma dovrebbe commissariare tutti, perché la quotidianità oggi è il disequilibrio in ogni Comune. Piuttosto, mi viene da chiedere dov’é finito “il mio amico Enrico Letta”. Non l’abbiamo visto con la Caffaro, dove il risultato delle passerelle mediatiche è stato deludente».
Il capogruppo del Carroccio sottolinea poi che il disequilibrio deriva da ragioni storiche e non è imputabile a Paroli. « Pensiamo alla fusione per incorporazione, o svendita, di Asm ai milanesi, che ha determinato la riduzione cronica dei dividendi. Secondo, la metro: noi, responsabilmente l’abbiamo portata a termine, abbiamo corretto errori madornali, ma non ci prendiamo la responsabilità politica di un’opera che pesa sulla testa dei bresciani. Tutte le zavorra sul bilancio comunale sono ascritte al centrosinistra».
Riguardo al piano alienazioni, Rolfi condivide quanto espresso da Maione. «Se voglio vendere casa mia, non scrivo fuori che è brutta. Sono atteggiamenti imprudenti. Mi spaventa, poi, l’impatto della manovra sulla città, che andrà a colpire il tessuto produttivo della città. Del Bono è il sindaco delle tasse». Simona Bordonali, consigliere comunale e assessore regionale della Lega, chiede infine trasparenza e verità. «La campagna elettorale è stata basata sulle bugie, ora si continuano a dire menzogne. Rimandiamo al mittente tutte le accuse e invitiamo Del Bono a dirci dove sono gli sperperi. Alternative c’erano per non arrivare qui, e noi non vogliamo che venga accusata la giunta Paroli dello sfacelo».

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