Ineleggibilità, Mucchetti primo firmatario Ddl

Il senatore bresciano del Pd ha depositato insieme a Luigi Zanda il disegno di legge che cambierebbe il principio dell'ineleggibilità.

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(red.) Sostituire il principio della ineleggibilità con quello dell’incompatibilità.
E’ il cuore del disegno di legge depositato il 20 giugno al Senato dal Pd, di cui primo firmatario è il senatore Massimo Mucchetti, eletto a Brescia, insieme a Luigi Zanda, e sottoscritto da altri 23 colleghi, tra cui anche l’ex sindaco di Brescia Paolo Corsini. Una proposta però che ha scatenato dure reazioni, perché, se venisse approvata prima delle decisioni della Giunta per le Elezioni al Senato, consentirebbe a Silvio Berlusconi di mantenere la carica di senatore in caso di rinuncia al controllo sulle sue aziende.
In pratica, la Giunta delle elezioni, invece di decidere sulla ineleggibilità, con decadenza immediata dal seggio, si troverebbe a valutare un’eventuale incompatibilità che non comporta nessuna decadenza automatica. L’eletto può scegliere se rimuovere la causa senza rinunciare all’ufficio parlamentare o rinunciare al seggio conservando la causa dell’incompatibilità. La rimozione del conflitto potrà avvenire, prevede il ddl, soltanto vendendo la partecipazione di controllo di un’azienda in un anno, oltre il quale il parlamentare inadempiente decade.
«La principale novità del disegno di legge- ha scritto Mucchetti nella relazione del ddl – è rappresentata dalla proposta di qualificare come cause di incompatibilità le situazioni finora definite come cause di ineleggibilità dall’articolo 10 del decreto del presidente della repubblica n. 361 del 1957».
Inoltre, i casi di incompatibilità andrebbero estesi anche agli azionisti che abbiano il controllo di diritto o di fatto o che esercitino il controllo, di diritto o di fatto, in forma congiunta attraverso la partecipazione a patti di sindacato o ad altri accordi.
Il testo contiene una norma transitoria che prevede che, in sede di prima applicazione, per i membri del Parlamento in carica, per i quali esista o si determini qualcuna delle incompatibilità previste le disposizioni avranno effetto all’entrata in vigore della legge, previsto per il giorno successivo alla sua pubblicazione sulla gazzetta ufficiale.
Una proposta che ha creato delle forti polemiche. «Il Pd vuole l’esproprio proletario- è stato il commento di Lucio Malan, senatore Pdl e componente della giunta delle elezioni del Senato – sarebbe più facile e semplice se a questo punto scrivessero in una legge che ‘non si può candidare chi si chiama Berlusconi, senza neanche mettere il nome di Silvio, perché con quel testo non si potrebbe candidare in politica nessun Berlusconi, nemmeno i figli».

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