“Mps: da banca rossa a banca rotta”

Simone Di Stefano, candidato premier di CasaPound Italia. "Quali le responsabilità della politica e dei dirigenti locali nello scandalo derivati al Monte dei Paschi di Siena?”.

(red.) “Il Partito democratico, sempre così solerte nel dare lezioni di moralità e fare le pulci alla presentabilità degli altri, dovrebbe forse spiegarci quali sono le reali responsabilità della politica e dei suoi dirigenti locali nello scandalo derivati che sta travolgendo il Monte dei Paschi di Siena”. Lo ha dichiarato Simone Di Stefano, candidato premier di CasaPound Italia in una nota, commentando le dimissioni dell’ex presidente di Mps Giuseppe Mussari dalla presidenza dell’Abi.
“Le ingerenze della politica nel mondo bancario”, ha spiegato Di Stefano, “sono ben note e oggi persino il Corriere della Sera parla di ‘rapporto simbiotico’ fra Pd e Monte dei Paschi e di ‘nomine politiche’, ricordando come la banca senese sia controllata da una Fondazione, a sua volta controllata dal Comune, noto feudo prima diessino e ora democratico. Bersani in persona, prima ancora che i dirigenti locali del partito, avrebbe il dovere di dare qualche spiegazione agli italiani. I giochi di prestigio finanziari che Mussari è accusato di aver operato avrebbero infatti provocato un buco stimato in 740 milioni di euro, con pesanti ricadute sui bilanci dello Stato italiano che ha messo a disposizione i 3,9 miliardi per sottoscrivere i Monti-bond con i quali Mps farà fronte alle sue perdite. Ricordiamo che questa cifra, 3,9 miliardi, ammonta esattamente all’intera rata dell’Imu prima casa: come spiegherà il Pd alle famiglie dissanguate dall’Imu che quei fondi verranno sperperati per coprire le alchimie finanziarie delle banche democratiche?”.
Per il candidato premier di CasaPound Italia, “la vicenda di Mps mostra ancora una volta chi siano i veri responsabili di quella crisi che continua a essere pagata da famiglie, lavoratori e giovani precari: le istituzioni finanziarie e la politica a esse asservita. Il fatto, poi, che Consob e Bankitalia non abbiano mosso rilievi alle operazioni spericolate del Monte dei Paschi conferma ancora una volta che la tanto decantata moralizzazione della finanza è una fandonia, che certi organismi continuano a fare il bello e il cattivo tempo, che i risparmi dei lavoratori sono ancora e sempre il giocattolo degli speculatori. Tutto questo in una banca storica, che vantava una secolare tradizione di solidità e onestà, tanto che Ezra Pound, nel canto 43 del suo poema principale, ne aveva tessuto l’elogio in quanto istituto di credito legato al capitale reale (i ‘pascoli’, appunto) e nel quale ‘la base era il frutto della natura e la volontà dell’intero popolo’. Poi è arrivato il Pd”.
A Brescia, gli attivisti del movimento hanno esposto uno striscione all’esterno della filiale di via Vittorio Emanulee II. Nel cartellone si legge: “Mps: da banca rossa a banca rotta”.

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