Albertini a Formigoni: “Non mi inquieti o parlo”

Il candidato al Pirellone: "Posso fare delle dichiarazioni che lo metterebbero a terra. E lui sa di cosa parlo''. E ancora: "La Lega? Si rischiano disastrosi passi indietro''.

(red.) “Io faccio un avvertimento a Formigoni: non mi inquieti troppo. Perché posso fare delle dichiarazioni che lo metterebbero a terra. E lui sa di cosa sto parlando”. Così Gabriele Albertini, candidato alla presidenza della Regione Lombardia, replica al presidente uscente, Roberto Formigoni, che lo aveva accusato di cercare altre poltrone oltre a quella di europarlamentare del Pdl.
Cessata dunque, e nel modo più plateale possibile, l’amicizia tra i due esponenti politici, poche settimane dopo che il “Celeste” aveva invece sostenuto a spada tratta la candidatura dell’ex sindaco di Milano alla presidenza del Pirellone, per poi ritrattare parlando della candidatura di Albertini come di una “causa persa”, quando l’ex alleato si è schierato con la Civica di Monti.
“I colloqui”, ha spiegato Albertini, “che hanno riguardato argomenti molto vicini a lui, sono avvenuti nel mio ufficio e sappiamo di cosa stiamo parlando. Quindi non parliamo di poltrone perché non credo che abbia argomenti, diciamo, apprezzabili da rappresentare”.
“Per il resto non ho altri motivi di conflitto con lui “, ha sottolineato l’ex sindaco di Milano. “Ha fatto una scelta per me sbagliata di abbandonare il campo, ha fatto una scelta di rientro per ragioni, a mio modo di vedere, di potere e non di obiettivi, di valori e di proiezione futura. E’ un politico di professione, non è una condanna, lui l’ha ritenuta tale, lo ripeto, lui è un politico di professione, c’è anche del buono in questo. Non so perché si è offeso quando ho detto una verità”.
Quanto alla Lega, secondo Albertini “sbaglia chi pensa che per salvaguardare le cose buone fatte in tanti anni dal governo regionale lombardo – e certamente minacciate da un’eventuale vittoria della sinistra – deve turarsi il naso e votare Maroni: una coalizione così sbilanciata sulla Lega veterocentralista, antieuropeista e incapace di dialogo e di riflessione non può assicurare alcuna continuità riformista, ma esporrà la Lombardia a disastrosi passi indietro”.
“La discontinuità con gli errori del passato ma la massima continuità con il miglior spirito riformista e popolare sono invece i pilastri della nostra proposta politica”, ha rimarcato, “e all’origine della mia stessa candidatura”.
Le reazioni non si fanno attendere. Per il candidato alla presidenza di Regione Lombardia per il centrosinistra, Umberto Ambrosoli, “le dichiarazioni di Albertini su Formigoni sono inquietanti. O è un bluff o c’è qualcosa di rilevante che riguarda Formigoni di cui solo Albertini è al corrente. Immagino che Albertini nelle prossime ore ci vorrà dire a cosa si riferisce”.
“Lo scambio di accuse di Albertini verso Formigoni è veramente inquietante”, ha affermato anche Emanuele Fiano, responsabile Sicurezza del Pd. “Fa pensare alla Lombardia come alla Chicago degli anni ’20 perché le minacce di Albertini rivolte a Formigoni, circa argomenti che conoscono solo loro e che ‘metterebbero a terra Formigoni’, testimoniano che lo scontro in corso riguarda vicende probabilmente di rilevanza penale su cui i lombardi hanno diritto di conoscere la verità”.
“Ma oltre a questo, già di per sé gravissimo, verrebbe consolidata l’opinione che intorno alla candidatura di Maroni si muova ancora lo stesso ambiente politico della destra lombarda che negli anni scorsi ha prodotto corruzione, inchieste e infiltrazioni mafiose. Albertini se sa, si rivolga alla procura della Repubblica”.
Anche il consigliere di Sel in Regione Lombardia, Chiara Cremonesi, ha chiesto che “Albertini non si renda complice: se sa qualcosa su Formigoni e Maroni lo dica o meglio, nel caso, vada alla magistratura”.
Albertini è intervenuto e, “in merito a ricostruzioni fantasiose che vedo e sento rispetto alle mie dichiarazioni di questa mattina”, ha precisato, ”che il progetto politico costruito con Formigoni in questi mesi è stato oggetto di lunghi incontri, ragionamenti politici ed elettorali spesso avvenuti nel mio ufficio di lavoro. A questi incontri e ragionamenti e a null’altro, tantomeno di natura penale, mi riferivo nelle mie dichiarazioni”.
“Con Formigoni”, ha spiegato, ci siamo lasciati con un reciproco accordo sul doveroso rispetto del riserbo di quegli incontri. Riserbo che intendo rispettare, come ho fatto sino ad oggi. Non intendo però”, ha concluso,  “essere attaccato su appetiti di poltrone o scambi di potere che non sono nella mia natura né nell’ottica del mio impegno politico”.

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