Sel e il mestiere (difficile) di vivere a Brescia

Il capogruppo Donatella Albini fa un punto sui grandi temi della città, dal consultorio di via Baracca all'inceneritore. "Chi governa sappia ascoltare i cittadini".

(p.f.)  C’è un sottile  fil rouge tra la precarietà dei lavoratori, la solitudine degli anziani e dei bambini lasciati senza scuolabus, le preoccupazioni sull’inceneritore e la  discarica di amianto.
“Dietro tutto questo c’è il mestiere di vivere a Brescia”, ha spiegato Donatella Albini, capogruppo di Sel, che, a proposito dell’inceneritore, ha ricordato che “il giorno dopo la nube ho deposto subito un’interrogazione in Consiglio Comunale, ricevendo la risposta dell’assessore Paola Vilardi, sebbene l’avessi indirizzata al sindaco”. Vilardi aveva confermato che la causa era stato un danno tecnico e che, salvo smentite dell’Arpa, non c’erano stati problemi ambientali.
“I dati dell’Arpa degli ultimi giorni dicono invece che c’è stata una fuoriuscita importante, comprensiva di diossina. E’ importante ragionare sulla vita delle persone in città”. Vita che passa dalle cose quotidiane.  Nell’elenco, ci sono i consultori, che stanno venendo alla ribalta proprio in questi giorni per la decisione dell’Asl di chiudere quello di via Baracca, nella zona nord di Brescia (la chiusura è prevista per il 18 ottobre).
“A tal proposito”, ha proseguito Albini, “ho presentato un’interrogazione al sindaco, in quanto membro dell’assemblea dei sindaci dell’Asl. I consultori sono fondamentali, sono un modello culturale dal punto di vista scientifico e medico”. Importanti per la tutela della salute della donna, per la promozione e la prevenzione della salute, per le relazioni di comunicazione. “Non sono residui del passato: chiudere quello di via Baracca, che è l’ultimo di zona Nord, significa privare di un servizio di offerta attiva della salute. Mi rivolgo al sindaco perché è tutore della salute, e perché in assemblea dei sindaci una sua parola avrebbe avuto un peso. Mi chiedo a questo punto se l’Asl abbia agito unilateralmente, senza interpellare il sindaco, disconoscendone quindi l’autorevolezza, o se è stato Paroli che davanti a questa notizia non ha sollevato obiezioni”.
Ma il mestiere di vivere passa anche dalla mobilità. “Occorre ragionare quindi”, ha aggiunto Rocco Bortoletto, consigliere della circoscrizione centro, “sul parcheggio sotto il castello. In circoscrizione, abbiamo avuto modo di ascoltare i dettagli del progetto. Abbiamo così appreso che non c’è stata la Valutazione di impatto ambientale, necessaria solo per strutture sopra i 500 posti auto: ci chiediamo dunque se non sia stato questo il motivo per cui si è ridotto il numero di posti da 600 a 456”.
Manca poi la valutazione del traffico indotto dall’opera: sul punto, c’è solo una valutazione minimale sulle ore di punta (250 auto nei giorni feriali). “Come possono esperti di mobilità ignorare lo scenario probabile che ci si para davanti? Senza contare il traffico indotto anche nella fase di costruzione del parcheggio, visto che sono ben 130mila i metri cubi di scavo in roccia che verranno trasportati dai camion”. Bortoletto si dice anche colpito perché il progetto non passerà in Consiglio Comunale, essendo stato già approvato con il Pgt.
“Sarà autorizzato attraverso l’atto dirigenziale del permesso di costruire. Attraverso questo metodo legale si salta il controllo politico dell’opera. Altra perplessità è sulle due condotte di aerazione, che sbucheranno nel bel mezzo del colle Cidneo, in mezzo alle nostre passeggiate sul castello”. La richiesta, dunque, è di non procedere e bloccare il progetto. “Teniamo solo le proposte sull’ascensore è sull’apertura delle gallerie da via Tito Speri a contrada Santa Chiara”.
Tornando al mestiere di vivere, Albini si chiede dunque se ha senso aumentare il traffico per accedere al centro, in vista e in contrasto con l’avvio della metropolitana. “E’ importante che la riflessione sul tema non cada, l’attenzione va tenuta alta anche se il progetto è già chiuso. E i politici ascoltino le voci dei cittadini, che parlano attraverso le proteste, i flash mob, le circoscrizioni. Il ruolo della politica è di ascoltare, e ritornare sui propri passi non è un è segno di insipienza o inettitudine, ma di capacità di ascolto”.
Proprio sui temi ambientali, Albini ricorda che nell’ultimo Consiglio Comunale è stata votata l’adesione al patto dei sindaci. “Lì c’è il capitolo di mobilità sostenibile e riduzione del mezzo privato: ben venga l’adesione, ma non deve essere formale, dietro ci vogliono delle scelte e il parcheggio sotto castello non va in questa direzione”. Da ultimo, la quotidianità e la vivibilità passano da un ambiente sano.
“Sta emergendo adesso”, ha commentato Pietro Garbarino, di Legambiente, “tutta una serie di perplessità sull’effettiva realizzazione delle prescrizioni che accompagnavano le autorizzazioni dell’inceneritore: dopo 15 anni che funziona, sembra un po’ tardi”. Anche perché il termoutilizzatore contribuisce ad aumentare il senso di insicurezza. “Sicurezza”, ha continuato Garbarino, “vuol dire respirare aria decente, poter avere una tutela sociale e sanitaria di un certo genere, poter andar a lavoro e non ferirsi o morire. Sicurezza è anche quella dell’ambiente. Alla causa non aiuta di certo la discarica di amianto di via Brocchi”.
Discarica  che sorge al limite della città ma in una zona di ulteriore sviluppo, dove si doveva fare il parco delle cave e dello sport, anche secondo le evoluzioni urbanistiche. “Una zona che dovrebbe costituire il recupero di parte della città, ma se ci mettiamo le discariche di amianto, la gente non si sentirà cosi sicura. Il conferimento è iniziato, legittimamente, perché la ditta ha l’autorizzazione e anche le pronunce giudiziarie sono state favorevoli alla Profacta. Però le prescrizioni vanno osservate”.
Garbarino sottolinea come le fotografie scattate nei giorni scorsi dagli ambientalisti dimostrano che l’amianto viene scaricato direttamente dai camion sull’area. “La procedura corretta prevede invece che ci sia  un passaggio intermedio in un capannone dove i camion vengono controllati. Il modo di scarico è scorretto, così come non si registra la presenza dell’anemometro: la normativa prevede che il conferimento non avvenga se la velocità del vento supera una certa soglia, ma se non è presente uno strumento di misurazione, come si fa a controllare? Il timore, insomma, è che vengano eluse ancora una volta le prescrizioni”.

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