“Non solo articolo 18”, convegno del Psi

E' in programma venerdì 2 marzo nella sala Piamarta di via San Faustino, in città. Tra i presenti anche il segretario nazionale Riccardo Nencini.

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(p.f.) Articolo 18, ma non solo. Per rilanciare l’economia, bisogna ripensare l’intero mercato del lavoro, dai vincoli per gli imprenditori all’ottimizzazione dei soldi spesi per gli ammortizzatori sociali. Lavoro ed economia saranno i temi centrali dell’incontro pubblico “Non solo articolo 18” promosso dal Partito socialista italiano di Brescia per venerdì 2 marzo alle 17 nella Sala Piamarta di via San Faustino 74, in città.
“Quest’anno ricorrono i 120 anni della fondazione del Partito Socialista”, ha spiegato Maria Cipriano, segretario provinciale Psi, “il lavoro è sempre stato alla base del partito, a maggior ragione in questi giorni di fermento in cui si discute tanto di articolo 18”. Articolo che per il Psi non è un tabù, ma che può essere rinegoziato solo a fronte di motivazioni serie. “Quando è stato redatto lo Statuto dei Lavoratori”, ha ricordato Cesare Regenzi, già segretario confederale Cisl, “che porta la firma di illustri socialisti, si fissò la quota di 15 dipendenti come discriminante per la sua applicazione, perché si cercò si contemperare i diritti dei lavoratori e quelli dei piccoli imprenditori. Se qualcuno ci dimostra che ci sono motivi validi per rinegoziare la quota, ci si può pensare”.
Ma riformare il mercato del lavoro non vuol dire creare occupazione. Per quello, servono gli investimenti e bisogna eliminare il precariato. “Non si può competere se i lavoratori sono precari”, ha aggiunto Regenzi, “i lavoratori devono essere pagati meglio. I soldi ci sono: prendiamo tutti quelli destinati a formazione, ammortizzatori sociali, contributi alle imprese per le assunzioni. Tanti fiumiciattoli di denaro pubblico che si potrebbero combinare un po’ meno caso per un disegno strutturale del mondo del lavoro”. Per gli investimenti, invece, il Psi sarebbe d’accordo con una patrimoniale una tantum. Proposte anche sul fronte della lotta al precariato.
“Iniziamo a renderlo più oneroso per le aziende”, ha spiegato Clara Lazzarini, segretario regionale Uilp Pensionati, “se per un’azienda è necessario tenere un lavoratore nel precariato, la nostra proposta è che debba remunerarlo di più”. Altra proposta, una franchigia sull’articolo 18 per le aziende che assumano i precari. “Una soluzione”, ha sottolineato Giuseppe Taetti, amministratore delegato consorzio L.&P., “potrebbe essere dunque questa: gli imprenditori assumano i precari a tempo indeterminato; in cambio, per i primi due o tre anni, i lavoratori assunti accetteranno un po’ di flessibilità in uscita, rinunciando alla tutela dell’articolo 18. E’ un tema molto delicato, e queste proposte possono scontentare qualcuno, ma per essere riformisti ci vuole coraggio”.
Critiche e proposte, dunque, dal Partito socialista. Al dibattito del 2 marzo interverranno il segretario nazionale Psi Riccardo Nencini, il presidente Istituto per le Riforme sociali Uil Pietro Larizza, Cesare Regenzi; ci saranno poi le testimonianze di una lavoratrice della Invatec, di Andre Bravo, neodiplomato inserito nel mondo del lavoro, di Massimo Bresciani, dirigente industriale, e di Giuseppe Taletti.

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