Brescia, assemblea Fiom “sul confine” all’Iveco

Il leader Maurizio Landini ha tenuto un incontro con i lavoratori oltre i cancelli d'ingresso. Non avendo firmato l'intesa il sindacato non ha diritto di rappresentanza in fabbrica.

(red.) Separati in fabbrica. Da un lato della sbarra a uno dei cancelli di ingresso dello stabilimento Iveco di Brescia circa 400 operai e lavoratori; dall’altro i rappresentanti sindacali Fiom, tra cui anche il segretario nazionale Maurizio Landini.
Sono i primi effetti dell’accordo separato sul contratto aziendale del gruppo Fiat entrato in vigore il primo gennaio scorso: non avendolo sottoscritto, la Fiom non ha il diritto di rappresentanza sindacale all’interno dello stabilimento. E per tenere comunque l’assemblea di due ore, in nome dello Statuto dei lavoratori, i sindacalisti bresciani affiancati dal segretario Landini si sono armati di megafoni per parlare agli operai al di là dei cancelli e proclamare lo sciopero per l’intera giornata.
Circa 400 operai dell’Iveco di Brescia si sono riuniti in un ingresso della grande fabbrica separati da una sbarra dai dirigenti locali e nazionali del sindacato, compreso il segretario Maurizio Landini.
”Certo che è stato kafkiano”, ha detto Landini, “e dimostra che questo cosiddetto accordo impedisce le libertà sindacali. Ma l’affollata assemblea dimostra anche che i lavoratori non riconoscono l’intesa: in tutti gli stabilimenti Fiat sono state raccolte 20mila firme per la sua abrogazione. Ci rivolgiamo anche al Governo e al Presidente della Repubblica, perchè qui viene calpestata la Costituzione”.
”Confesso che ci sono stati momenti di commozione”, ha aggiunto il segretario della Fiom, “con operai che uscivano e ci abbracciavano. Ma fare un’assemblea divisi da una sbarra, bloccando un ingresso merci, usando gli altoparlanti per comunicare non è il massimo: non è un caso che la nostra prossima manifestazione nazionale, l’11 febbraio in Piazza San Giovanni a Roma, si chiami ‘Democrazia al lavoro”’.
”Il regolamento Marchionne”, ha dichiarato Landin, “decide anche quali sono i sindacati buoni e quelli cattivi. Siamo di fronte ad una violazione della Costituzione. Anche fisicamente si vede come la democrazia si fermi ai cancelli della Fiat”. ”Gli operai oggi (venerdì, ndr.)”, ha spiegato il leader Fiom, “hanno dimostrato la loro volontà di non accettare questa situazione. Ci hanno chiesto di continuare nella nostra battaglia perchè vogliono tornare ad avere i diritti di prima”.
E sono già pronte le richieste da presentare al governo: ”Chiediamo che si convochi un tavolo affinchè la Fiat si impegni a fare investimenti in Italia, non solo in Stati Uniti, Brasile, Serbia. Qui invece”, ha detto amareggiato, “aumenta la cassa integrazione e si perdono quote di mercato”.
E’ cominciato così a Brescia, con assemblee separate, quello che si annuncia come un anno di mobilitazioni nell’universo dei metalmeccanici del gruppo Fiat. E mentre operai e sindacalisti Fiom erano ai cancelli, lavoratori e rappresentanti di Cisl Fim e Uilm si riunivano in sala mensa.
”Nessuno esclude la Fiom. Se firma il contratto e torna al tavolo delle trattative potrà dare il proprio contributo al contratto”, ha assicurato Eros Panicali, segretario nazionale Uilm. ”Sono state assemblee partecipate, vecchio stile, senza interferenze politiche”, stando ai rappresentanti sindacali di Cisl e Uil.
”Abbiamo risposto a molte domande e smentito voci non vere che sono girate negli ultimi mesi”, ha dichiarato Bruno Vitali, segretario nazionale Fim Cisl. “La sala mensa era gremita, l’assemblea è stata aperta al confronto sereno. Sono convinto che operai e impiegati ne siano usciti con le idee più chiare”.

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