Immigrazione, un anno per trovare lavoro

Il ministro Riccardi vuole rivedere le norme sulla permanenza e la cittadinanza ai cittadini stranieri in Italia, allungando il limite concesso per trovare un impiego.

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(red.) Sei mesi per cercare una nuova occupazione sono troppo pochi: occorre portare “almeno a un anno” il periodo concesso ai lavoratori stranieri che perdono l’occupazione per trovarne un’altra. E poi bisogna “svincolare i lavoratori adeguatamente formati” dal sistema delle quote fissate nei decreti flussi e andare avanti sulla questione della cittadinanza ai figli minori di immigrati. E’ questo il programma di governo del ministro dell’integrazione e della cooperazione internazionale, Andrea Riccardi.
In una lunga audizione mercoledì in Commissione Affari costituzionali della Camera, Riccardi non ha esitato ad affrontare i temi più spinosi del dibattito politico in materia di immigrazione.
Ha ricordato che circa 600 mila permessi di soggiorno sono scaduti e che si stima che tra 250 mila e 350 mila stranieri rischiano di diventare irregolari.
A Brescia sono presenti circa 185mila stranieri, 80mila dei quali, ogni anno, devono chiedere il rinnovo del documento.
Per evitare che, scaduti i sei mesi di tempo per trovare un lavoro si diventi clandestini sul territorio, per Ricacrdi “si deve prolungare il periodo di ricerca di un nuovo lavoro almeno a un anno”. Una materia, ha precisato, sulla quale lavorerà di concerto con il ministro dell’Interno, Anna Maria Cancellieri (ex prefettoa  Brescia), così come sta operando “di comune accordo” con la collega sulla questione dei costi del permesso di soggiorno.
Diversamente, ha aggiunto, il Paese perderebbe “lavoratori in qualche misura integrati”.
Gli stranieri sono “sufficientemente inseriti” nel tessuto sociale ed economico italiano, ha spiegato il ministro che ha fornito le cifre: quasi la metà dei non comunitari regolari sono in Italia da più di 5 anni; aumentano le imprese straniere e le rimesse inviate nei Paesi; due milioni di famiglie in Italia hanno almeno un componenti straniero, i bambini stranieri sono un milione ed e’ straniero il 10% dei lavoratori in Italia.
Per quanto riguarda, in particolare, i minori stranieri (il 7,5% della popolazione scolastica, ha precisato), Riccardi ha definito “molto opportuna la ripresa dei lavori in materia di cittadinanza” e ha assicurato che il Governo “non farà mancare il suo impegno” appoggiando “ciò che maturerà in ambito parlamentare”.
Diventare cittadini italiani a 18 anni, come prevede l’attuale legge, non basta: “a 18 anni la personalità è già strutturata” ha spiegato. Concedere la cittadinanza ai minori nati in Italia avrebbe invece un altro effetto: “pensarsi italiani aiuta a integrarsi”. “Deve prevalere non lo ius soli o lo ius sanguinis ma lo ius culturae, perchè‚ questi giovani sono cresciuti immersi nella cultura italiana” ha aggiunto, spiegando che c’è‚ una commissione nel suo ministero che sta studiando le varie proposte di legge in materia.
Riccardi si è detto poi convinto che il processo di integrazione “abbia inizio fin dai Paesi di origine dei migranti” e a questo proposito “è utile l’introduzione di meccanismi in grado di svincolare i lavoratori adeguatamente formati, attraverso iniziative in materia di cooperazione, dal rispetto del sistema delle quote fissate nei decreti flussi, purchè‚ vi siano specifiche richieste del mercato del lavoro, al pari di quelle categorie professionali a cui è consentito l’ingresso fuori quota”.
Le intenzioni del ministro non sono piaciute al Pdl: secondo Alfredo Mantovano così si rischia di “compromettere il sostegno al Governo”, mentre Maurizio Gasparri mette in guardia l’esecutivo dall’occuparsi della cittadinanza ai minori. Dura anche la Lega: per Matteo Bragantini, Riccardi “prima di preoccuparsi degli immigrati dovrebbe dare risposte ai nostri cittadini”.
Applausi invece dal Pd: per Andrea Sarubbi c’è lo spazio in Parlamento per approvare la riforma della cittadinanza entro il 2012, mentre i senatori Roberto Della Seta e Francesco Ferrante ricordano che c’e’ una loro proposta di legge per prolungare il periodo per la ricerca di un nuovo lavoro.
D’accordo sulla cittadinanza anche la Cisl.

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