Lega Nord, parlamento padano e secessione

A Vicenza il leader del Carroccio Umberto Bossi ha rilanciato la vecchia idea di uno Stato di regioni del Nord. E ha avvertito Monti: "Andremo a riprenderci la libertà".

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(red.) La Lega Nord torna agli estremismi di un tempo e riabilita anche il secessionismo di Gianfranco Miglio.
A Vicenza, dove si è riunito, domenica, il movimento per riaprire il ‘parlamento padano’, segno di rottura con i palazzi romana, negli spazi della Fiera alle porte della cittadina veneta, Umberto Bossi ha indicato la nuova linea del partito: dare voce alla richiesta di ”secessione” che giunge dalla base del partito.
”La Padania vincerà. Lo stato italiano ha perso la partita”, ha urlato dal palco alla platea di amministratori ed esponenti del Carroccio, circa un migliaio, che lo hanno interrotto più volte al grido ”libertà”, ”indipendenza” e ”Roma ladrona”.
I lumbàrd sognano una macroregione formata da ”Nord Italia, Austria e parte della Germania”. Magari anche con una moneta propria, visto che ”l’euro è quasi sepolto”. Il senatùr condivide, mostrado anche una mappa con la nuova regione Europa in rilievo.
”La guerra economica ha visto la sconfitta dell’Italia”, ha detto Bossi, “noi dobbiamo essere pronti perchè‚ dopo le guerre si riscrivono i trattati. E per noi si apre una finestra importante”. La strada è quella della ”secessione”. Non è più il tempo dei fucili (”un po’ di attesa ci ha fatto bene”, ha ammesso il senatùr) ma il momento di dare il via ad un percorso politico. E’ il trait d’union di quasi tutti gli interventi: secessione morbida.
Roberto Calderoli, nominato presidente della assemblea, ha spiegato come fare: ”Spero”, ha detto, “possa nascere quella separazione consensuale sul modello della Cecoslovacchia (nel 1992 il parlamento federale decise la divisione dello Stato in Repubblica Ceca e Slovacchia, ndr)”.
L’idea leghista è quella di unire tutte le Regioni del Nord: ”Abbiamo Veneto e Piemonte”, ha rimarcato Calderoli. “Domani (lunedì, ndr.) vediamo il governatore della Lombardia, Roberto Formigoni, per capire se ci sta. Poi tocca a Trentino, Friuli e agli altri per formare quella macroregione che è la Padania”.
Monti è avvisato: ”Se non ci viene concessa un po’ di libertà noi siamo titolati ad andare a prendercela”. Se non bastasse, ha spiegato, a Roma ”Maroni gli farà il culo” per una manovra che ”massacra la povera gente”. Anzi, ha annunciato anche una raccolta di firme per abrogare la riforma delle pensioni (”Ci sarà la fila ai banchetti”, ha sottolineato). E il 15 gennaio ”ci sarà una grande manifestazione a Milano”.
Insomma, la sfida è stata lanciata al governo tecnico guidato da Mario Monti.
Roberto Maroni, ex ministro dell’Interno, applauditissimo in sala, ha ironizza sul presidente del Consiglio: ”Ci voleva un professore per alzare le tasse?”, aggiungendo poi di temere una ”ristrutturazione politica dell’Italia per fare fuori la Lega” e augurandosi che ”gli alleati del Pdl non si prestino a trucchi” di riforma della legge elettorale per ”cancellare” il Carroccio.
Alla manifestazione dei verdi erano presenti diversi esponenti bresciani della Lega come Riccardo Minini, ex assessore provinciale e attualmente sindaco di Angolo Terme che ha sostenuto la linea di Bossi affermando che ora il Carroccio è pronto a tornare in prima linea. Alle sue parole hanno fatto eco quelle di Pietro Pezzutti, segretario della sezione di Darfo Boario Terme, che ha parlato di “voglia di libertà del Nord” contro i sacrifici lacrime e sangue chiesti dal governo.
Presente anche Fabio Rolfi, segretario provinciale di Brescia e vice sindaco, per il quale le parole del senatùr rilanciano una nuova “fase politica di lotta”. Sandro Mazzatorta, sindaco di Chiari, ha annunciato che la Lega, ora all’opposizione in Parlamento, farà da “sentinella” sulle attività del nuovo Governo, tenendo alte le istanze del Nord.
Nel pomeriggio, tutto lo stato maggiore della Lega si è poi trasferito a Sarego per inaugurare la nuova sede del ‘parlamento padano’: è villa La Favorita nel paesino a pochi chilometri da Vicenza.
Bossi ne ha approfittato per tirare un’ultima bordata all’euro: ”Difficilmente resterà in piedi”, ha detto, “perchè Sarkozy e la Merkel l’anno prossimo vanno al voto e avranno difficoltà a spiegare ai loro cittadini che devono pagare i debiti della Grecia e dell’Italia”.

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