Sel contro la guerra: “La pace conviene”

A Brescia una raccolta firme contro i 28 miliardi di euro di spese militari impegnate dal Governo. Anche una petizione contro l'addizionale Irpef.

(p.f.) Più asili, meno armi. Al grido di “Diamoci un taglio”, Sel scende in campo contro le spese militari. Dati alla mano, Sel sostiene che i costi della difesa ammontano a 28 miliardi, di cui 23 per l’esercito: una somma che equivale all’1,75% del Pil italiano, ben oltre l’1,28% della Germania.
“Il governo”, ha dichiarato Marco Maffeis, membro del coordinamento provinciale di Brescia di Sel, “dichiara ufficialmente di spendere lo 0,9% del Pil in spese militari, ma è una cifra mendace, perché le spese sono spalmate su diversi ministeri, così che è difficile calcolare l’importo complessivo. Quel dato, ad esempio, non tiene conto delle pensioni dei generali”.
Generali che costituirebbero una vera e propria casta. Un alto ufficiale italiano, infatti, percepisce uno stipendio di 190mila euro all’anno. In più, ha diritto a 409mila euro di indennità pensionabile se, dopo essersi ritirato, si rende disponibile, per 5 anni, a ritornare al lavoro in caso di emergenza. E se le auto blu dei politici sono diventate un tormentone, anche i trasporti degli alti gradi non sono da meno.
Gli aerei blu della difesa, 5-7 posti, vengono utilizzati per i trasferimenti delle alte gerarchie militari. “Un’ora di volo”, ha proseguito Maffeis, “costa 2.300 euro. Per capire l’entità dello spreco, basta pensare che nel 2009 sono state effettuate 3.463 ore di volo”. Spese militari sotto attacco dunque: con quei 28 miliardi si potrebbero garantire asili, cassa integrazione  e infrastrutture.
Da sabato Sel lancerà una raccolta firme in tutta Italia. A Brescia le postazioni saranno in piazza Loggia la mattina e in piazza Vescovado il pomeriggio. In provincia, invece, sarà possibile firmare a Desenzano e Gambara. Domenica la maratona continua a Gussago, Rovato e Nave. “Riteniamo che questa sia una campagna fondamentale per Sel”, ha sostenuto il coordinatore provinciale Luigi Lacquaniti, “perché si spendono risorse ingenti per sostenere un sistema economico e finanziario che è all’origine della crisi economica”. Lacquaniti si è pronunciato anche su Roma e l’eventuale governo tecnico.
“Non ci convince l’affidamento del governo a Mario Monti, perché non si possono risolvere i problemi causati dal neoliberismo affidandosi alle ricette di un nipotino del neoliberismo”. L’auspicio è che si cambi rotta, proprio a partire dalla riduzione delle spese militari. Con la petizione, Sel chiede in particolare il ritiro dall’Afghanistan (risparmio immediato di 800 milioni), l’uscita dal programma Jsf (131  aerei militari la cui manutenzione costa più di un miliardo all’anno), la cancellazione del programma missilistico Meads. Questi provvedimenti farebbero risparmiare già dal prossimo anno un miliardo e mezzo di euro.
“Con tagli ulteriori”, ha aggiunto Maffeis, “si può arrivare a un risparmio di 4,5miliardi entro il 2019. Il problema della politica della difesa è che opera ancora secondo le vecchie logiche della guerra fredda. Abbiamo un organico di 190mila uomini: uno sproposito, visto che l’Italia non è sotto attacco. Ecco che poi dobbiamo mandare gli alpini a vigilare nelle piazze, perché altrimenti sarebbero inoccupati”.
Ma domani Sel si fa in due. Oltre alla raccolta firme anti-guerra, continuerà la raccolta anti-addizionale Irpef. “Vogliamo a chiedere all’amministrazione”, ha concluso Donatella Albini, consigliere comunale di Brescia, “di imitare Milano, dove l’addizionale non sarà imposta a chi ha un reddito sotto i 33mila euro e comunque la percentuale sarà dello 0,2%. Siamo contro questa tassa, ma se proprio è indispensabile, non andiamo a pescare nelle tasche di chi è già in sofferenza”.

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