Regionali, 926 firme false nella lista Formigoni

E in quella a sostegno del Pdl. Quindici gli indagati tra cui il consigliere provinciale di Brescia Emanuel Piona e Clotilde Strada, assistente di Nicole Minetti.

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(red.) Per le elezioni regionali lombarde del marzo 2010 sono state apposte, in totale, 926 firme false a sostegno della liste di Roberto Formigoni e del Pdl.
Lo scrive il procuratore aggiunto di Milano, Alfredo Robledo, nell’avviso di chiusura delle indagini per falso ideologico, notificato in queste ore a 15 persone, tra cui 4 consiglieri provinciali milanesi del Pdl e Clotilde Strada, collaboratrice di Nicole Minetti e all’epoca responsabile del partito per la raccolta delle firme. Nell’atto si parla di ”firme apocrife”.
In particolare, le indagini degli inquirenti hanno accertato la falsità di 618 firme presentate per la lista ‘Per la Lombardia’ di Formigoni (a sostegno del ‘listino’ ne vennero presentate circa 3800 in totale e la quota necessaria per legge è di 3500) e di 308 firme per la lista della circoscrizione provinciale milanese del Pdl. Secondo gli inquirenti, poi, il ‘sistema’ di falsificazione delle firme per le elezioni del 28-29 marzo 2010 era già stato messo in piedi tra gennaio e febbraio.
Clotilde Strada, come si legge nell’avviso di chiusura che prelude alla richiesta di rinvio a giudizio, ha agito ”in qualità di vice responsabile del settore elettorale del Pdl Lombardia, ma in concreto unica effettiva responsabile dell’attività di raccolta delle firme dei sottoscrittori necessarie per la presentazione delle liste”.
E ha agito in ”concorso” con i consiglieri provinciali Massimo Turci e Barbara Calzavara, anche loro indagati, assieme agli altri due consiglieri della Provincia, Nicoò Mardegan e Marco Martino.
Ma sono indagati anche i consiglieri provinciali di Monza (Fabrizio Figini e Massimo Vergani), Varese (Franco Binaghi), Crema (Maurizio Borghetti), Lodi (Nicola Buonsante), Brescia (Emanuel Piona) e Pavia (Gianluigi Secchi).
Stando al capo di imputazione, Strada avrebbe consegnato a Turci e Calzavara, nell’ambito di un ”disegno criminoso”, gli ”elenchi dei sottoscrittori” delle liste ”già compilati con le generalità complete e le firme apocrife”.
I consiglieri, che dovevano autenticare le firme in qualità di ”pubblici ufficiali”, attestavano invece ”artatamente” di avere ”previamente identificato ciascun sottoscrittore con il documento”, quando in realtà non lo avevano fatto. E in più, sempre stando all’imputazione, attestavano ”falsamente” come ”vere, autentiche ed apposte in loro presenza” firme che non lo erano.
Al consigliere Turci è contestato di avere da solo autenticato 536 firme false del ‘listino’ di Formigoni e 205 di quello del Pdl. Tra gli indagati anche il consigliere provinciale di Varese del Pdl Franco Binaghi, il sindaco di Magenta (Milano) Luca del Gobbo, il consigliere provinciale di Pavia Gianluigi Secchi e quello provinciale di Monza Massimo Vergani.
L’inchiesta era nata a seguito di un esposto in Procura dei Radicali che, dopo aver dato ‘battaglia’ nei tribunali amministrativi per chiedere l’annullamento delle elezioni, si erano presentati con tre scatoloni con dentro oltre 500 firme da loro ritenute false. Nel corso delle indagini era anche stato sentito come teste Guido Podestà, presidente della Provincia di Milano ed ex coordinatore lombardo del Pdl. Le difese, dal momento della notifica, hanno 20 giorni di tempo per depositare memorie o per chiedere un interrogatorio, dopodiche’ la procura potra’ avanzare le eventuali richieste di rinvio a giudizio.
Per il governatore lombardo “ la coalizione Pdl-Lega è legittimamente al governo della Regione perché votata dal 57% degli elettori lombardi”, ma per il Pd, Formigoni “deve chiedere scusa ai lombardi e ammettere che quello che sta dicendo da un anno e mezzo non corrisponde probabilmente a verità”.

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