Bossi: “Troppi parlano a vanvera nella Lega”

Il senatùr bacchetta i dissidenti dopo "avere perso" Brescia dove è stato eletto alla segreteria provinciale del Carroccio il 'maroniano' Fabio Rolfi.

(red.) Acque sempre più agitate nella Lega Nord. Poche ore dopo l’elezione del maroniano Fabio Rolfi a segretario provinciale di Brescia, Umberto Bossi ha bacchettato i dissidenti del Carroccio e ha rilanciato la sfida al congresso provinciale di Varese del 9 ottobre.
I malumori nella Lega, sebbene smentiti il più delle volte dai vertici, crescono di giorno in giorno. E non si esprimono solo, come a Brescia, nella lotta per il potere locale. E’ di lunedì infatti una ‘querelle’ sul termine ‘Padania’ tra Flavio Tosi e Roberto Calderoli.
La festa della Lega di Buguggiate, nella tarda serata di domenica, è stata il teatro dell’affondo del senatùr, rivolto a quanti, dentro il suo partito, parlano ”a vanvera”.
”Mi fa passare la voglia di far politica”, ha incalzato Bossi, “tutta questa gente che parla e parla”. Nel richiamo all’ordine, il leader ha ricordato con orgoglio la nascita e i primi anni del movimento, criticando, senza fare nomi, quanti oggi si discostano dalla linea ufficiale, che non prevede di mettere in crisi il governo Berlusconi nè di appoggiare il referendum o di auspicare le elezioni anticipate. Tutte ”eresie” attribuite a Maroni, che, però, conferma solo la sua posizione sul referendum e smentisce come ”interpretazioni frutto di libera fantasia” le ricostruzioni che lo vedono come alfiere delle elezioni.
”La gente ci doveva essere all’inizio a fare la Lega, questa gente non c’era”, ha attaccato Bossi prendendosela con le voci fuori dal coro. Il senatùr ha dettato la linea politica, e non ha lasciato spazio a chi, come i maroniani, mal sopportano l’asse con Silvio Berlusconi. La lega, ha assicurato il leader del Carroccio, sarà ”leale” con il Governo”: ”Non si può fare un accordo, andare a votare e poi abbandonare”.
Bossi non ha tralasciato l’ironia contro gli avversari interni: ”Nella Lega abbiamo un mondo di geni anche noi…”, ha detto rivolto a chi, nel Carroccio, ha chiesto un passo indietro del premier. E ha spiegato: ”Fai l’accordo elettorale, lui ti vota il federalismo e, per di più, subito dopo noi lo abbandoniamo…No, noi cambiamo quando è il momento di cambiare e cerchiamo di mantenere la parola”.
Ma ogni giorno che passa la Lega si scopre meno monolitica.
Il sindaco di Verona Tosi, per esempio, è arrivato a mettere in discussione il caposaldo del Carroccio: ”Possiamo discutere se la Padania esiste o non esiste, dove inizia o finisce. E’ filosofia, ma i problemi del Paese restano. Sul tema Padania rischiamo di dividerci, e non e’ il momento”.
Per censurare le parole del primo cittadino veronese è intervenuto Roberto Calderoli, come coordinatore delle segreterie della Lega. ”Dissento profondamente rispetto alle dichiarazioni del sindaco Tosi, ne sono particolarmente amareggiato”, ha detto il ministro, che ha chiuso la questione citando lo Statuto del movimento, che ”Tosi, come vecchio militante, dovrebbe ben conoscere e soprattutto rispettare”. Si spinge più in là Roberto Castelli: ”Chi non accetta l’indipendenza della Padania se ne vada”, è la sua sentenza.
Prossimo capitolo della sfida tra i maroniani e il cosiddetto ‘cerchio magico’ sarà Varese, città che per leghisti ha un valore simbolico e che il 9 ottobre dovà scegliere il nuovo segretario. E’ la città dove la Lega è nata e dove sono iscritti i big, da Bossi a Maroni, dal segretario lombardo Giorgetti, al presidente dei deputati Reguzzoni. Una sconfitta di Bossi a Varese, dove il senatùr ha ufficializzato l’ investitura di Maurilio Canton, potrebbe rivelarsi molto preoccupante per il ‘cerchio magico’.

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