Costi della politica, “non ci sono solo sprechi”

I deputati del Pd Galperti, Corsini e Ferrari: "Una cosa è il no agli sprechi, un’altra è il vento contrario ai costi della democrazia verso il quale si sta virando".

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Deputati del Pd di Brescia: costi della democrazia e costi della "casta"(s.s.) Ogni consigliere provinciale di Brescia percepisce uno stipendio di circa 706 euro al mese. L’intera governance politica del Broletto in un anno, circa 600mila euro, pari allo stipendio del presidente del consiglio di sorveglianza di A2A. Diego Peli, capogruppo del Pd in provincia, ha snocciolato alcuni numeri sui reali costi della politica nel Bresciano. Su 950 dipendenti, solo 16 sono dirigenti, e con un bilancio che prevede 96 milioni di euro di entrate, ben 92 sono bloccati per pagare gli stipendi e i debiti accumulati nella passata gestione. “Nel 2008 la provincia aveva 504 milioni di euro di debiti”, ha precisato. E nella prossima tornata amministrativa, consiglieri e assessori saranno già dimezzati. “Non si può chiedere più di così”.
Peli ha parlato a margine di una conferenza stampa organizzata dagli onorevoli del Partito Democratico, Paolo Corsini, Pierangelo Ferrari e Guido Galperti, per spiegare appunto alcuni costi della politica. Perché se la polemica impazza, allora anche loro, che a Roma ci lavorano, hanno tenuto a mettere i puntini sulle i. “Perché una cosa è il legittimo movimento di cittadini contrari agli sprechi, un’altra è il vento contrario ai costi della democrazia verso il quale mi pare che ultimamente si stia virando”, ha commentato Ferrari. “Oggi un italiano paga 2,97 euro come finanziamento ai partiti politici, in Germania siamo a 5,64, in Francia 2,46. Si tratta quindi di cifre non esorbitanti”, ha detto Corsini.
Nell’agosto del 2008 il Pd aveva già depositato alla Camera un ordine del giorno nel quale si chiedeva, fra le altre cose, l’allineamento agli standard europei dello stipendio dei parlamentari, il superamento del vitalizio in favore di un nuovo sistema contributivo, trattenute a carico dei deputati in caso di assenze in commissione, riduzione delle spese di viaggio dei deputati con l’introduzione di un tetto massimo per l’utilizzo dei biglietti ferroviari ed aerei (ora illimitato), revisione dei prezzi di tutti i servizi a disposizione dei deputati adeguandoli a quelli di mercato e il blocco delle assunzioni e degli aumenti per il personale dipendente.
Il Pd aveva chiesto anche che si votasse la modifica della legge elettorale e l’incompatibilità fra l’incarico in Parlamento e altri di governo o amministrativi, insomma le doppie poltrone di cui solo a Brescia se ne contano tre: il sindaco Adriano Paroli, il presidente della provincia Daniele Molgora e il suo vice Giuseppe Romele. “Alcune di queste richieste sono già state attuate”, ha spiegato Corsini. “Ma non si tratta solo di un problema dei costi della politica, in Italia esiste soprattutto una criticità nell’organizzazione dello Stato che andrebbe rivista”.
Una riorganizzazione che il governo vorrebbe affrontare tagliando le province. “Una proposta di legge in tal senso giace fin dall’inizio della legislatura”, ha precisato ancora l’ex sindaco di Brescia. “Noi crediamo che le province vadano abolite sotto un certo numero di abitanti e che si debba attribuire alla Regione la facoltà di studiare le proposte di accorpamento, ma non si possono lasciare scoperte delle competenze importanti come quelle in materia di strade”. “Credo che il ritorno al podestà non sia auspicabile”, ha commentato infine Galperti, “per questo serve una rivisitazione condivisa e non un taglio indiscriminato”.

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