Bossi: “Secessione e referendum”

Il leader della Lega, da Venezia, rilancia la vecchia idea della secessione e pensa ad un referendum per far nascere la "Padania". "Altrimenti andremo da soli".

(red.) Un referendum per dare vita alla Padania e una nuova grande manifestazione in primavera, ”come quella sul Po”. Dal palco allestito sul Canal Grande a Venezia, Umberto Bossi gioca ancora la carta della secessione per ricompattare e rilanciare la Lega Nord dopo l’approvazione della manovra e la pubblicazione delle intercettazioni del presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi.
Il senatur è chiamato a chiudere la tre giorni della ‘Festa dei popoli padani’, una delle manifestazioni più sentite in casa leghista: il suo intervento, atteso soprattutto per valutare il destino dell’esecutivo, delude un po’ gli astanti perchè il leader del Carroccio non fa nessun accenno alla tenuta del governo. Ed evita riferimenti anche alle vicende interne del partito, prendendosela soltanto con i giornalisti ”bugiardi che inventano tutto” (”dei grandissimi stronzi”, urla dal palco, ricordando l’articolo di Panorama sull’influenza di sua moglie nel partito).
Dalle calli della laguna veneziana, arriva così l’invito a tener duro ma con la promessa che il progetto ‘Padania’ va avanti. ”Bisogna trovare una via democratica, forse referendaria, perchè un popolo importante e lavoratore come il nostro, non può essere costretto a continuare a mantenere l’Italia”, ha spiegato ricorrendo ai toni della ‘Lega delle origini’. Parole che la folla accoglie con entusiasmo: ”Secessione, secessione”, è l’urlo che interrompe più volte il discorso di Bossi.
Di fondo, nelle parole del ministro c’e’ anche la consapevolezza che il momento e’ difficile per tutta la maggioranza: la situazione va affrontata con prudenza.
Non a caso, nei giorni scorsi dal Carroccio era emersa la proposta di sottoporre il partito ad una sorta di “tagliando”, una verifica interna dopo le voci di dissidi interni tra le fazioni dei “cerchisti”  dei “maroniani”. Questo a seguito delle accuse al ministro Maroni di ”infedeltà nei confronti di Bossi e della lega” attraverso il sito web ‘lavelinaverde.org’, voce critica vicina alle posizioni del gruppo dei fedelissimi a Bossi.
Maroni, riportando una fonte interna al partito, viene accusato di giocare una partita in proprio e di ‘flirtare’ con Udc e Pd: in particolare viene riferito di alcuni incontri di esponenti leghisti come Attilio Fontana, sindaco di Varese, che avrebbe parlato con i vertici dell’Udc a Chianciano in un incontro riservato.
Nella Lega si assiste dunque ad una sfida interna che sfocerà nei congressi territoriali delle prossime settimane. E la partita più interessante si gioca a Brescia dove sotto accusa c’è l’assessore regionale lombardo Monica Rizzi: quest’ultima, indicata come cerchista, alle scorse elezioni regionali fu coinvolta in uno scandalo per aver confezionato dei dossier a vantaggio di Renzo Bossi.
E’ a Brescia infatti che i maroniani sperano di poter fare il colpaccio.
Bossi, a Venezia, è tornato poi a parlare della manovra ”imposta dall’Europa”: ”Abbiamo salvato noi della Lega le pensioni”, ha detto. “Se non c’eravamo noi non so come finiva. Ma l’abbiamo spuntata”. Ricorda che ”abbiamo portato a casa il federalismo fiscale”, ha aggiunto. “Non è ancora ottenere la libertà ma non vogliamo fermarci a metà strada”.
Ma le preoccupazione non sono finite. La prossima settimana alla Camera si vota la richiesta di arresto di Marco Milanese: martedì, la Lega si riunirà alla Camera per decidere che fare e se lasciare libertà di coscienza. Il caso potrebbe mettere in serie difficoltà l’esecutivo e, secondo qualche voce interna al partito, rendere insanabili le frizioni tra ‘maroniani’ e ‘cerchisti’.
Ma in merito al caso, Bossi preferisce lavare i panni sporchi in famiglia, sia che si tratti di partito che di governo. Così dal palco si è rivolto soltanto ai militanti, deludendo le attese di chi osserva con apprensione il Carroccio per capire quale sarà il futuro della legislatura.
Bossi è tornato ad agitare il vessillo della secessione, ma non sembra avere la determinazione di un tempo. Come detto sul Monviso, ”bisogna andare incontro alla storia”. Perciò ha ipotizzato di ricorrere alla via referendaria avvertendo: ”Fate bene i conti, ci sono milioni di persone pronte a lottare per la propria libertà”. ”I popoli hanno diritto alla propria libertà”, ha detto il senatur, “abbiamo diritto alla nostra libertà e se fosse necessario abbiamo la forza per ottenerla”.
Un concetto ripreso anche da Roberto Calderoli: ”Per 150 anni hanno provato a rendere il Nord come il Regno delle Due Sicilie, ora proviamo a fare il contrario, a ‘padanizzare’ il Paese”. ”Ci vuole tempo”, ha avvisato, “ma c’è un modello: è quello padano. Se non si vuole fare così, allora andremo per conto nostro”. E’ ancora lo stesso ministro a fare un riferimento alle questioni di governo: ”Andiamo avanti sino alla fine” della legislatura, ha ribadito. Gli ha fatto eco, con toni diversi, anche Maroni: stare al governo ”è difficile”, ma ”andiamo avanti sino a quando decide Bossi”. Il responsabile dell’Interno ha però sottolineato anche che la Lega non è invischiata negli scandali di ”case prese in affitto, intercettazioni, eccetera. Sono cose”, ha spiegato, “che non ci riguardano”.
La chiusura del festa viene fatta da Bossi: ”La prossima volta ci vedremo in posti bellissimi”, urla dal palco dando appuntamento ai militanti leghisti ”in primavera, quando ci sarà la prossima manifestazione come quella sul Po”.

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