Coronavirus, medici lombardi contro Regione: “Non riconosce errori”

Per la Fimmg, la fase 2 proposta dal Pirellone non fa altro che mantenere l'organizzazione ancora esistente.

(red.) La curva del contagio da coronavirus in Lombardia rallenta troppo lentamente, come mostrano anche gli ultimi dati, aggiornati a ieri, mercoledì 22 aprile, dalla provincia di Milano. E nel frattempo, con vista sulla fase 2 che anche il Pirellone ha stabilito presentando il piano in consiglio regionale, arrivano le critiche della Federazione dei medici di medicina generale lombardi. “Abbiamo preso atto, con stupore, del documento sulla ‘fase 2’ di recente approvato dal Consiglio regionale della Lombardia. Nella parte introduttiva del documento leggiamo: ‘la Risoluzione impegna il Presidente e la Giunta regionale a farsi portavoce presso il Governo ed in ogni sede istituzionale affinché sia concessa una maggiore autonomia nel coordinamento dei MMG e PLS, per ricondurli a tutti gli effetti quali dipendenti del sistema sanitario regionale.

Lo stupore – si legge in una nota – aumenta leggendo la parte successiva del documento che, smentendo sostanzialmente l’affermazione precedente, per i medici di famiglia, si fa riferimento all’ordinamento attuale, quello cioè di liberi professionisti convenzionati. Rileviamo l’assoluta inconsistenza dei contenuti del documento riguardo alle proposte di riorganizzazione del sistema sanitario, che altro non fanno che riproporre l’esistente, lasciando di fatto immutate le criticità risultate evidenti, dolorosamente, nella gestione di questa pandemia. Registriamo inoltre con dispiacere l’incapacità di analisi della situazione e soprattutto l’assenza di un’analisi degli errori, sempre doverosa da parte di chi ha la responsabilità e l’onere di gestire un’organizzazione complessa, soprattutto in corso di eventi catastrofici.

Un evento catastrofico spesso rende inevitabili gli errori, tutti lo sappiamo, ma gli errori devono essere riconosciuti, vanno corretti, non vanno nascosti. La proposta del passaggio alla dipendenza dei medici di medicina generale comporterebbe il venir meno del rapporto di fiducia tra medico e paziente, sostanziato dalla fine della libera scelta del cittadino, tanto cara a chi governa la nostra regione. Questa proposta inoltre – continua la nota – comporterebbe quanto meno un raddoppio dei costi attuali per gli oneri riflessi, l’obbligo per la Regione di fornire idonei locali e strutture, di fornire tutto il personale necessario (infermieri e amministrativi) e non solo un modesto e parziale rimborso come avviene attualmente, di garantire le turnazioni dei medici che non potrebbero essere di certo utilizzati 12 ore al giorno, quindi quanto meno un raddoppio degli stessi, cosa impossibile in quanto si fatica già a coprire gli organici attuali.

A meno che, con un’inappropriatezza di linguaggio a cui siamo stati abituati, non si volesse intendere solo la volontà di introdurre norme che rendano il medico di famiglia succube della politica, come già purtroppo è avvenuto per i colleghi che lavorano negli ospedali”. E intanto, in vista di entrare nella fase 2 di convivenza con il virus e dopo due mesi di lockdown il rischio è quello di trovarsi di fronte a soggetti che potrebbero incorrere in problemi mentali, ansia e depressione.

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