La centrale si trova a Bergamo, nell’ospedale Giovanni XXIII, facendo chiudere quella del 118 di Brescia. Ma a distanza di quattro mesi, associazioni e politica sembrano non essere soddisfatti del servizio. In realtà, a livello regionale il consigliere del Partito Democratico Gianantonio Girelli imputa la situazione alla chiusura della centrale del 118 a Brescia “mostrando i limiti di tenere tutto a Bergamo, dove non conoscono il territorio e le associazioni”. Per questo ha annunciato di aver scritto ad Areu per rivedere i soccorsi. Al contrario Fabio Rolfi (Lega Nord) considera “inaccettabile quanto successo a Botticino, vicino alla città”. Ma non dà colpe alla centrale di Bergamo. “Hanno tutte le tecnologie e i mezzi si muovono sulla base di coordinate geografiche, al massimo si tratta di un errore umano che deve essere sanzionato”.
Tra le associazioni, invece, la Croce Bianca di Lumezzane e la Croce Rossa di Brescia sono critici. Il presidente della prima, Valeriano Gobbi, interpellato da Bresciaoggi, dice che “ci sono problemi da affrontare subito, dal tempo eccessivo in cui una chiamata va dal numero unico alla centrale specifica e ai centralinisti che non hanno competenze in sanità”. Di fatto, critica l’intera macchina organizzativa, con nostalgia rispetto al 118. “Trasformare tutto in call center è stato un errore”. Riccardo Scarabelli, della Croce Rossa di Brescia, parla di “criticità nei programmi usati per gestire i soccorsi” e di “episodi gravi che non devono ripetersi” riferendosi al caso di Botticino. “Ma i problemi saranno superati” ha detto.
Caso Botticino, nuove proteste sul 112
L'anziano soccorso dopo un'ora da un'ambulanza domenica 20 settembre ha scatenato ancora il dibattito sull'avvio del numero unico di emergenza.