Stamina, da Torino ripetono: “Non funziona”

Nuovi sviluppi su una vicenda che vede coinvolte decine di persone che hanno utilizzato il metodo. Un filone bresciano dell'inchiesta di Guariniello.

(red.) Novità sull’indagine del pm Raffaele Guariniello di Torino sul caso Stamina. Ci sarebbe, infatti, un “filone di Brescia”, con nuovi indagati che si aggiungono ai 12 che, nel 2012, hanno ricevuto un avviso di chiusura indagini.
Secondo qunto denunciato dagli ispettori del ministero della Salute sarebbero tante le ipotesi di reato legate alla sperimentazione somministrata all’ospedlae Civile di Brescia; dai brevetti che impongono il segreto ma che in effetti sono solo domande di brevetto, nessun rispetto delle regole nella preparazione delle cellule da infondere nei pazienti, nessuna pubblicazione scientifica sul metodo Stamina e la certificazione sui reagenti firmata da Davide Vannoni, che ”non risulta essere persona qualificata a rilasciare simile certificazione”.
Sono molte le famiglie convinte che la cura Vannoni abbia prodotto risultati positivi (di maggiore o minore entità) ma Guariniello, sulla scorta del lavoro dei consulenti, è di parere contrario: nessun miglioramento. Solo gli ultimi test, che verranno svolti incrociando i dati delle cartelle cliniche, porteranno comunque a una conclusione definitiva. Quello che si profila a Torino, comunque, è un processo dei più dolorosi, dove verranno chiamati a testimoniare i parenti di persone in condizioni disperate.
Sono una settantina i casi di cui si sta occupando Guariniello. Fra essi ce n’è uno che riguarda un paziente ormai deceduto. Gli specialisti interpellati dal magistrato sono al lavoro: se dovesse emergere un nesso di causa con la terapia potrebbe scattare l’accusa di omicidio colposo, che andrebbe ad aggiungersi a quelle di associazione per delinquere e truffa.

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