Cartelloni abusivi al Museo Mille Miglia?

Secondo la Soprintendenza dei Beni Culturali, vetrofanie e stendardi avrebbero danneggiato stucchi e intonaci dell'edificio storico che ospita la sede della manifestazione.

(red.) Abusivi gli stendardi e la pubblicità che sventolano dentro e fuori dal monastero che ospita la sede del Museo Mille Miglia a Brescia. Ad affermarlo è la stessa Soprintendenza dei beni Culturali  che lo ha comunicato al Comune di Brescia.
L’edificio che un tempo ospitava i monaci benedettini e che risale all’XI secolo, violerebbe dunque «gli articoli 20, 21 e 29 del decreto legislativo 22 gennaio 2004 numero 42».
Si tratta di cartelloni e affissioni che, secondo la Soprintendenza, avrebbero danneggiato irreparabilmente  «intonaci del Quattrocento e del Settecento» . Un primo sopralluogo alla struttura era stato effettuato il2 1 dicembre 2012 e le violazioni, già allora riscontrate ed accertate, sono diventate oggetto di un esposto in Procura.
Il soprintendente ai Beni architettonici e paesaggistici Marco Fasser ha rilevato al applicazione di vetrofania, ma anche cartellonistica di grandi dimensioni, manifesti pubblicitari che, come riporta il Corriere della Sera, «snaturano completamente la lettura dell’architettura storica».
E non si tratta della prima volta che la Soprintendenza bacchetta il Museo: era già avvenuto nel 2009 e, ancora, nel 2010, ma per il direttore Bruno Ferrari le opere affisse e contestate sono state rimosse. Solo che per i Beni Paesaggistici sono poi state sostituite con altre,s empre non autorizzate, né autorizzabili.
Per l’ente museale, poi, la pubblicità è l’anima che porta avanti la struttura e senza la quale non potrebbe sopravvivere.
A conoscenza dell’esposto in Procura è invece il sindaco Emilio Del Bono, il quale  ha sottolineato che la lettera della Soprintendenza è stata inviata in Loggia “per conoscenza”, ma che «riguarda solo il soggetto gestore, cioè l’associazione Museo Mille Miglia». E ha annunciato ulteriori approfondimenti sulla vicenda.
Ma non è tutto, per la Soprintendenza  la Casa dell’Abate, la piccola chiesa in uso all’associazione è stata concessa «senza mai ottemperare ai disposti degli articoli 53-57 bis» eccetera del decreto legislativo 42/2004».

 

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