Caravaggio, causa contro Curuz e Fedrigolli?

Il comune di Milano sul piede di guerra per la pubblicazione delle immagini, coperte da copyright, nel libro dei due studiosi bresciani. Il fondo è stato "blindato".

(red.) Non accenna a placarsi la polemica che coinvolge gli studiosi Maurizio Bernardelli Curuz (direttore artistico di Fondazione Brescia Musei) e Adriana Conconi Fedrigolli che, nelle scorse settimane, hanno annunciato la clamorosa scoperta di 96 disegni originali di Caravaggio, scovati in una raccolta di fogli conservati a Milano dal 1924.
Il 6 luglio è uscito su Amazon il loro e-book “Giovane Caravaggio. Le cento opere ritrovate”. L’impresa era iniziata due anni fa, quando i due storici avevano iniziato a passare in rassegna il Fondo Peterzano, nel Castello Sforzesco, contenente 1.378 disegni del Caravaggio e dei suoi allievi.
Dall’analisi delle prime opere realizzate a Roma dal Merisi, Bernardelli Curuz e Conconi Fedrigolli hanno individuato il “Dna strutturale”, il canone geometrico appreso dal Caravaggio quando era ancora un semplice allievo di Peterzano, e che non ha mai più abbandonato. Un canone che è stato riconosciuto in alcuni dipinti del quadro dipinto nel 1573 per la chiesa milanese dei Santi Paolo e Barnaba e che raffigura “Il Miracolo dei santi Paolo e Barnaba a Listri”, definito già da Roberto Longhi ”fortemente precaravaggesco”.
A ritroso, analizzata la pittura del Peterzano, gli studiosi hanno poi affrontato il Fondo con i disegni di maestro e allievi del Castello Sforzesco: 83 i disegni attribuibili al giovane Merisi. Per un valore di 700milioni di euro.
Dopo la diffusione della sensazionale (e presunta, a questo punto) scoperta, si sono subito sollevate le voci di altri esperti d’arte (i professori Maria Teresa Fiorio, Giulio Bora, Claudio Salsi e Francesca Rossi) che invece hanno criticato il lavoro dei due studiosi. Curuz e Fedrigolli  ritengono di essere “vittime di pregiudizi” da parte del mondo accademico, respingendo al mittente sia le accusa di essere “sponsorizzati” da Vittorio Sgarbi , sia quelle di un “complotto politico”, contro l’assessore di Milano Stefano Boeri.
Intanto, però, è emerso che l’Avvocatura di Palazzo Marino consegnerà nelle prossime ore all’assessore Boeri il parere sull’azione legale da intraprendere per “tutelare” il Comune dall’iniziativa dei ricercatori bresciani. Le ipotesi di accusa formulate contro i critici sono procurato allarme, lesioni all’immagine dell’istituzione e alla reputazione di una funzionaria pubblica  e pubblicazione non autorizzata dei 96 bozzetti del Fondo Peterzano (in formato jpeg). Sicuramente, quest’ultimo aspetto è quello più delicato perché riguarda i diritti di pubblicazione delle opere, coperte da copyright.
Riguardo alle altre ipotesi di reato, la prima è relativa alle parole stesse dei due studiosi che avrebbero affermato di avere potuto accedere e studiare i fondi conservati al Castello Sforzesco anche al di fuori dell’orario canonico, ventilando l’ipotesi che il sistema di sicurezza interno al Gabinetto dei disegni non fosse così rigoroso come si pensava. Nel secondo “capo di imputazione” si fa invece riferimento a presunte espressioni “lesive” rivolte alla conservatrice del Civico Gabinetto dei disegni, Francesca Rossi.
Polemiche su polemiche, quindi, e , come se non bastasse, ad acuire il clima di sospetti e veleni la decisione dell’assessore alla Cultura del comune di Milano Stefano Boeri di far sostituire tutte le serrature delle porte che proteggono la collezione, che ora risulta quindi “blindata”.

 

 

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