Campus, la “pazza idea” di Del Bono

Il sindaco vorrebbe "invogliare" la Cassa Depositi e prestiti ad investire sull'ex caserma Randaccio per non perdere l'opportunità offerta dai fondi Miur.

(red.) Cosa fare del progetto Campus universitario alla ex caserma Randaccio?
Mancano 200 giorni alla “scadenza” dei 13 milioni di euro messi a disposizione dal Miur (Ministero dell’Università e ricerca) per la realizzazione di una residenza universitaria a Brescia e la Loggia deve fare i conti (letteralmente) sia per non perdere l’opportunità offerta, sia per non rischiare un buco nella casse comunali che, allo stato attuale, non sarebbe sostenibile.
Già, perché ai 13 milioni messi sul tavolo da Roma se ne devono aggiunere altri 9 che l’amministrazione bresciana dovrebbe versare di tasca propria, pena l’addio al progetto, ideato senza badare ai conti dalla precedente giunta Paroli.
Il sindaco Emilio Del Bono, nel corso della seduta congiunta delle commissioni Bilancio e Urbanistica ha lanciato una proposta alternativa: “invogliare” la Cassa depositi e prestiti a investire sull’intera area della Randaccio, dando successivamente in gestione la struttura.
La Cdp potrebbe, secondo l’idea del primo cittadino, subentrare alla Loggia nell’impegno finanziario, diventando di fatto proprietaria dell’immobile e realizzando le 197 residenze universitarie, i 20 alloggi di housing sociale e – nella restante porzione – servizi e altri interventi, non solo univeristari.
Ma c’è un “ma”: la Randaccio oggi è bene demaniale e diventerà del Comune solo una volta perfezionato l’iter di riqualificazione della Ottaviani, con consegna dei nuovi uffici alla Prefettura. E le tempistiche per questa operazione portano sino al 2020, data di scadenza del percorso. Nel frattempo, quindi, resta un dilemma: l’eventuale investitore con chi si deve interfacciare? Con lo Stato o con la Loggia?.
Inoltre, la spese per ristrutturare la ex caserma nella parte non interessata dalle opere per le residenze universitarie, ammonterebbero ad almeno 35 milioni di euro, oneri che l’amministrazione non può assumersi attraverso fondi comunali.
Tra 200 giorni, pena la perdita di quei famosi 13 milioni dello Stato, Brescia dovrebbe mettere sul piatto 9 milioni di euro. Cifra che deve essere messa a bilancio in conto capitale. Non solo, serve anche approntare un progetto esecutivo per il Campus.
Insomma, i tempi stringono e le risorse scarseggiano. E la patata bollente ricevuta in eredità dalla precedente amministrazione potrebbe rivelarsi troppo onerosa per il bilancio di Palazzo Loggia.

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