Niente emendamento salva Brescia?

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loggiamini.jpgAvrebbe dovuto essere presentato al decreto sugli enti locali. Ma è saltato nella notte.

(red.) Prima avrebbe dovuto entrare nella Finanziaria, poi nel decreto milleproroghe, ma all’ultimo momento quell’emendamento “salva Brescia” era saltato. Però nella giornata di mercoledì era tornato un po' di ottimismo a Palazzo Loggia, perché quello che era stato bocciato dalla commissione Affari costituzionali del Senato (leggi qui) avrebbe potuto rientrare attraverso un emendamento al decreto enti locali del ministro per la Semplificazione normativa, Roberto Calderoli, di cui sta discutendo la commissione congiunta Affari costituzionali e Bilancio della Camera.
L’obiettivo era quello di permettere 
ai comuni virtuosi di non conteggiare ai fini del Patto di stabilità i soldi ottenuti «dalla distribuzione dei dividendi determinati da operazioni straordinarie poste in essere da società quotate sui mercati regolamentati operanti nel settore dei servizi pubblici locali», non prendendo più come base di calcolo il 2007 ma la media dei saldi del quinquennio 2003-2007.
Se il testo fosse stato di questo tenore, avrebbe annullato l'effetto del superdividendo da 67 milioni incassato proprio nel 2007 dal comune di Brescia dalla sua controllata Asm, appena prima della fusione con la milanese Aem e della nascita di A2A.
E questo avrebbe permesso al municipio del nostro capoluogo di far rientrare i propri conti 2009 entro i parametri del Patto di stabilità in modo da non subire contraccolpi o penalizzazioni e di non dover quindi prevedere un tetto alle spese del bilancio 2010 con tagli forzati calcolabili in oltre 60 milioni di euro.
I due relatori Peppino Calderisi (Pdl) e Massimo Bitonci (Lega) in una prima fase avevano quindi accettato di inserire il testo – insieme con le norme per
il rafforzamento dei controlli anticorruzione interni a comuni e province – nel maxiemendamento al decreto legge sugli enti locali.
Ma al momento del voto, iniziato nella serata di mercoledì, la parte "salva Brescia" sembrava scomparsa: bloccati quindi gli emendamenti all'articolo 4 con le modifiche al patto di stabilità interno.
In politica, come si sa, il condizionale è d’obbligo, ma sarebbero state anche le perplessità del Partito democratico sulla copertura finanziaria di tutto l'insieme a far saltare il passaggio.  
Per il momento nulla di fatti quindi. Se fosse stato messo ai voti e approvato avrebbe potuto diventare legge entro la metà del mese di marzo, prima delle elezioni regionali e "salvare" il bilancio del comune di Brescia che aveva deciso di uscire dal Patto nel novembre 2009 (leggi), consentendogli di fare assunzioni e di sottoscrivere mutui.

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