Premier Conte a Brescia, il sindaco: “Ci ha promesso un aiuto”

Nell'incontro di lunedì in prefettura il primo cittadino ha chiesto un fondo di 200 milioni a province più colpite.

(red.) L’onda delle critiche per la visita notturna del presidente del Consiglio Giuseppe Conte lunedì 27 aprile a Brescia in questo periodo verso la fase 2 dell’emergenza con il coronavirus non accenna a esaurirsi, ma intanto sono emersi alcuni dettagli soprattutto del vertice a due tra il premier e il sindaco Emilio Del Bono. Al presidente del Consiglio è stato chiesto di poter lanciare un decreto con denaro, sgravi fiscali, aiuto alle attività produttive e trasferimenti agli enti locali nelle province più colpite dalla pandemia come proprio Brescia, insieme a Bergamo, Lodi, Piacenza e Cremona. Il sindaco ha anche chiesto al presidente del Consiglio di essere trattata in un modo particolare per analizzare meglio il reale tasso di contagio e quindi accelerare su tamponi e test sierologici.

E lo stesso primo cittadino avrebbe incassato una promessa da Giuseppe Conte per circa 60 milioni di euro da trovare entro maggio e destinati proprio al tessuto bresciano tra enti locali e imprese. “Ho trasferito al premier il grido di dolore delle nostre comunità, dei medici, degli infermieri e di chi in queste settimane è stato in trincea e la voce delle imprese – dice Del Bono – ho segnalato i ritardi e una sensazione di distanza dallo Stato e dalla Regione che non sono riuscite a rispondere in maniera rapida ed efficace alle richieste dei territori”. Il primo cittadino ha quindi chiesto di premere proprio sui tamponi e sui test sierologici, con maggiori risorse da Roma a Milano e più laboratori accreditati.

In questo frangente tutti i Comuni, attraverso l’Anci, hanno chiesto un fondo di almeno 5 miliardi di euro, ma il Governo potrebbe fermarsi a 3,5. Tuttavia, per le cinque province più colpite (Bergamo, Brescia, Lodi, Piacenza e Cremona) è stato chiesto un fondo dedicato di 200 milioni di euro verso la fase 2. Come detto, la visita notturna non ha mancato di provocare critiche soprattutto da parte del centrodestra, in primis dalla Lega con Stefano Borghesi, Fabio Rolfi e Stefania Zambelli, ma anche dalla consigliera regionale lombarda del Gruppo Misto Viviana Beccalossi. E nel coro di critiche è entrato anche il presidente della Provincia Samuele Alghisi che ha sottolineato la gravità del non poter rappresentare i sindaci bresciani in quel vertice.

Ma ieri sera, come ha detto lo stesso presidente, è arrivata una telefonata dal premier per scusarsi. “In serata ho ricevuto l’apprezzata telefonata dalla Presidenza del Consiglio per un chiarimento rispetto alla mancata presenza della Provincia di Brescia all’incontro. Il presidente Conte, tramite il suo Capo di Gabinetto – commenta Alghisi – mi ha fatto sapere di essere dispiaciuto per l’equivoco, creatosi esclusivamente a causa dell’estemporaneità della visita. Ho chiarito che il mio disappunto non era politico, ma a difesa del ruolo dei sindaci e del nostro territorio, gravemente colpito dall’epidemia. Ho avuto inoltre la conferma che il premier Conte ha a cuore il futuro delle Province, le quali, saranno oggetto di un’importante azione di rilancio”.

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