Flop referendum acqua, Prov punta a sistema misto

Dominano i sì, ma a votare solo il 22%. Al Broletto pensano di andare avanti. E ora chi vuole l'acqua pubblica chiede conferenza sindaci dopo elezioni.

(red.) Quella di ieri, lunedì 19 novembre, è stata una giornata dedicata all’analisi dei risultati del referendum consultivo di domenica per la gestione interamente pubblica dell’acqua nel bresciano. E aldilà del fatto che i vincitori sono stati i “sì” con il 96,64% contro i “no” al 3,19%, a pesare è stato soprattutto l’astensionismo. Infatti, a votare si è recato il 22,30%, cioè meno di un bresciano su quattro. A questo punto dovrà essere la Provincia ad affrontare la questione, partendo dalla ratifica dell’esito e in vista di convocare di nuovo la conferenza dei sindaci. Le possibilità sono due: proseguire con la decisione presa nel 2016 sul sistema misto tra pubblico e privato, oppure puntare sulla gestione totalmente pubblica.

Ma in questo scenario si legge il balletto delle reazioni, tra il presidente della Provincia Samuele Alghisi che chiede di non dimenticare quanti hanno votato per il “sì”. Compreso il Comitato Acqua Pubblica che si è detto soddisfatto del risultato. Tuttavia, da più parti e dai sostenitori del “no”, valutando l’astensione di massa, chiedono di proseguire con l’ingresso di un privato nella cogestione dell’acqua. In ballo c’è la gestione diretta, la tariffa in bolletta e 1,42 miliardi di euro di investimenti che servono per evitare le sanzioni europee.

Verso la direzione del “sì” all’acqua pubblica c’è il Movimento 5 Stelle che ha anche annunciato di voler presentare una proposta di legge per vietare i privati nella gestione dell’acqua. E chiedono che venga convocata la conferenza dei sindaci per certificare l’esito del voto. Tuttavia, ci sono alcune scadenze da ricordare. A gennaio dovrà essere rinnovato il Consiglio provinciale, ma soprattutto a maggio la maggior parte dei paesi bresciani andranno ad elezioni. Tanto che dal Comitato Acqua Pubblica chiedono al Broletto di rinviare la conferenza dopo le amministrative per far decidere ai nuovi sindaci cosa fare. Un esito che inciderà per i prossimi trent’anni.

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