Pd, lo scontro dietro le primarie

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Un po' scelta del candidato per la Provincia. Ma un po' anche precongresso.


(red.) A correre sono in cinque. Ma più che una sfida tra i candidati veri e propri, all’interno del Partito Democratico bresciano la competizione per le primarie che dovranno indicare il nome da mettere in campo per la poltrona di presidente della Provincia, viene vissuta anche come una sfida tra i loro più o meno potenti sponsor.
Una sorta di precongresso, l'antipasto dello scontro che qualcuno prevede si scatenerà nel partito dopo i risultati del voto amministrativo.
Per le primarie si vota il 5 aprile nei 200 seggi allestiti tra città e provincia. E la mobilitazione dei vertici è alle stelle: l’obiettivo dei candidati è portare alle urne il maggior numero di sostenitori tra iscritti, fondatori e simpatizzanti.
La competizione infatti sembra vissuta con un certo distacco nella base del Pd, forse per la scarsità di figure carismatiche tra i concorrenti, forse per la disaffezione generata dalle recenti lotte intestine che hanno lasciato ferite anche gravi.

PELI, CONDANNATO A ESSERE FAVORITO
La vox populi dà per favorito Diego Peli, classe 1946 (è il più vecchio dei cinque), ex sindacalista segretario della Cisl, sindaco uscente di Concesio.
Si sa che chi entra in Conclave papa, spesso ne esce cardinale. Ma Peli, oltre all’appoggio di buona parte del suo vecchio sindacato, ha dalla sua la propria forza, agganci in Cgil e Uil, e il sostegno dell’attuale maggioranza del partito.
Per lui, ex Margherita, si sono infatti schierati i nomi più importanti del Pd bresciano di oggi con tutto il loro seguito: il segretario provinciale Franco Tolotti
e la sua vice Antonella Montini, quello cittadino Giorgio De Martin, il parlamentare Pierangelo Ferrari, il capogruppo a Palazzo Loggia Emilio Del Bono e il suo quasi omonimo responsabile dei giovani, Nicola Del Bono.
Non va dimenticato che Peli è stato il più votato dai notabili del Pd, sindaci e dirigenti locali, sentiti dalla segreteria provinciale prima di decidere per le primarie.
Questo gli garantisce un importante sostegno in provincia mentre nomi come quelli dei consiglieri comunali in Loggia Carla Bisleri, Gianbattista Ferrari,
Alberto Martinuz, Valter MuchettiBeppe Ungari sono in grado di muovere parecchi consensi in città. Come sicuramente può fare anche l'ex presidente di Casa di Dio Dante Mantovani.
Con questo schieramento a sostenerlo, solo lui può perdere, dicono di Peli i suoi avversari. Ma il sindaco uscente di Concesio è uomo concreto ed esperto e il suo programma ha l’appeal di far perno su un tema molto caldo: il taglio dei costi della politica. Che in Provincia vuol dire meno assessori, meno spese, meno consulenze e in generale meno sprechi. Riversando le risorse sul territorio contro la crisi e a sostegno delle aziende, dei giovani e dell’occupazione.

FOGLIATA, LA RIVINCITA DEGLI EX
Anche per Carlo Fogliata, che è nato a Chiari nel 1951, si è schierata una fetta assai importante del Pd. Guidata da un ex della politica bresciana come il parlamentare già sindaco a Palazzo Loggia Paolo Corsini.
Che in città ha ancora un forte seguito tra i nostalgici degli anni della sua giunta, come la presidente della Fondazione Asm Rosangela Comini
o gli ex assessori Mario Venturini e Claudio Bragaglio.
Ma per Fogliata – che non è sgradito ad ampi settori della Cgil – si sono espressi anche amministratori locali come Dante Buizza
, sindaco di Travagliato, Michele Orlando, primo cittadino di Roncadelle e altri sindaci come Giuseppina Martinelli (Provaglio d’Iseo) Serafina Bandera (Montirone), Pietro Bisinella (Leno), Lorella Lavo (Moniga), Giuseppe Magri (Lograto).
Lo sostengono il potente presidente di CoopCasa Francesco Rossi e Paolo Pagani
, vicepresidente della Comunità montana di Valle Trompia; lo appoggiano Alice Filippini, Rosa Leso e Laura Parenza dell’esecutivo provinciale Pd; lo spingono tutti i consiglieri provinciali Ds-Pd: dall’ex parlamentare Aldo Rebecchi (che siede anche a Palazzo Loggia) a Silvia Colasanti, Gianni Ragni e Annalisa Voltolini.
Insomma, Fogliata è chiaramente l’antagonista principale di Peli. E facendo quadrato attorno al suo nome sta tentando di giocare la propria partita una delle componenti più forti del Partito Democratico bresciano, quella che non ha digerito l’ascesa di Tolotti e De Martin e sta aspettando l’occasione giusta per regolare i conti.
Dalla sua, Fogliata ha anche un’esperienza come segretario del Pds-Ds ai tempi dell’Ulivo, ma soprattutto ha la perfetta conoscenza della macchina amministrativa di Palazzo Broletto, dove ha passato anni come capogruppo dell’opposizione.
Nel suo programma evidenzia la necessità di partire dalle realtà virtuose della provincia per affermare la capacità di buon governo del Pd in alternativa a un’ammnistrazione che considera sprecona come quella attuale. E l'impegno per "deleghistizzare" Palazzo Broletto. Un esempio su tutti? Fogliata richiama la lunga vicenda dell’aeroporto di Montichiari, in cui la Provincia di Brescia ha difeso gli interessi dei leghisti veronesi.

CAPRA, IL TERZO INCOMOD0
Rimarcando la propria diversità dai primi due, uomini dell’apparato, Fabio Capra (nato a Calcinato nel 1951) fa notare di aver raccolto le sue 450 firme di sostegno tra la base del partito, senza nomi importanti nè esponenti delle correnti. In realtà Capra non è proprio l'ultimo arrivato ed è forte soprattutto in città e negli ambienti della ex Margherita legati alla solidarietà.
Consigliere comunale a Brescia e presidente della commissione Bilancio, ex assessore ai Servizi sociali della giunta Corsini, considerato vicino ad alcuni dei vecchi "poteri forti" che ancora contano molto in città, Capra sa benissimo di poter far poco nello scontro tra i due candidati principali. Scaramanticamente sostiene di non temere la sconfitta, ma di voler lottare contro lo scarso entusiasmo e la rassegnazione che serpeggiano nel Pd, come se il centrodestra avesse già vinto.
Tra i temi che gli stanno a cuore, l’innovazione e gli investimenti in risorse umane attraverso il potenziamento della formazione che va collegata al mondo produttivo. Contro la crisi, dice, servono un tavolo operativo di coordinamento degli interventi e più investimenti pubblici.
E gli stranieri? Sono quasi 130 mila quelli occupati nella nostra provincia e per Capra da "forza lavoro" devono diventare cittadini. Quindi pari opportunità in campo scolastico e formativo, oltre al voto amministrativo per chi da anni risiede e lavora nei comuni.

BALOTTA, PER ESSERE IL PRIMO DEGLI OUTSIDER 
E’ probabilmente proprio su Capra che farà la volata uno degli outsider in corsa per queste primarie, il 56enne cremonese Dario Balotta (è nato a Grontardo nel 1953), ex segretario regionale della Fit-Cisl Trasporti, presidente (ora autosospeso) di Legambiente del Basso Sebino da quando – dopo la pensione – ha messo su casa a Sulzano.
Anche per lui, nuovo arrivato che sta ritagliandosi spazio nel Bresciano, nessun grosso nome del partito, ma le firme di oltre 500 esponenti del popolo del Pd. Balotta punta molto sui giovani, e infatti ha chiesto che i ragazzi tra i 16 e i 25 anni, i disoccupati, i precari e i pensionati a basso reddito siano esonerati dal pagamento dell’obolo di 3 euro chiesto a chi voterà per le primarie.
Nel suo programma vede la provincia di Brescia come motore dello sviluppo sostenibile in Lombardia. E pone l’accento sull’ambiente con raccolta differenziata, monitoraggio e interventi mirati contro l’inquinamento.
Sostiene che Brescia deve mettere un tetto al consumo del suolo. E che la nostra provincia, già oberata dagli scarti delle proprie industrie, non deve smaltire anche i rifiuti industriali altrui.
Mobilità sostenibile con una tariffa unica fra ferrovie, autolinee e bus; piste ciclabili più sicure e miglior manutenzione della rete viaria invece di nuove rotonde, sono tra gli argomenti di Balotta.
In contrasto con la "linea bresciana" del Pd, chiede una gara europea per la concessione dell’aeroporto di Montichiari e uno studio costi-benefici realizzato da una società indipendete per capire se la nuova autostrada BreBeMi sia utile oppure no.

BRAGA, CANDIDATO FUORI DAI GIOCHI
Nella Bassa bresciana, verso la provincia cremonese come in parte anche Balotta, pesca i suoi consensi
Mario Braga
, il più giovane dei cinque candidati essendo nato a Remedello nel 1956.
Ex Margherita, oggi capogruppo del Pd nel consiglio comunale di San Gervasio, Braga è stato assessore al Personale e alla Formazione nella giunta di centrosinistra guidata da Andrea Lepidi, che ha governato Palazzo Broletto prima di Alberto Cavalli.
Tra le firme che ne hanno sostenuto la candidatura figurano amministratori locali della sua zona, grazie alle quali Braga ci tiene a presentarsi come vera espressione della base del partito, uno scomodo outsider fuori dai giochi dell’apparato e lontano dal gruppo dirigente del Pd, per il quale sottolinea la necessità di un processo di ringiovanimento, che porti pensiero e comportamenti nuovi.
Il suo obiettivo dichiarato è quello di lavorare per riconciliare la Provincia con i bresciani.
Ma se dovesse diventare presidente? Entro un anno chiuderebbe il corpo di polizia provinciale, conservando però le guardie ittico-venatorie e ambientali. Chiusura anche per l’agenzia Zanardelli per la formazione professionale, che gestisce in maniera centralistica otto scuole, sostituita con istituti di formazione locali
.
Braga è favorevole a una sede unica per tutti gli uffici dell’amministrasione provinciale e a uno snellimento delle procedure burocratiche. Vorrebbe anche la ricostituzione del comitato permanente dell’economia bresciana e la nascita di un tavolo dei lavori e delle professioni. Mentre per la mobilità ripartirebbe dal piano-Lepidi.

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